Sri Asih è il riadattamento cinematografico del primo supereroe dei fumetti indonesiani. Celebra un personaggio femminile, reincarnazione della dea della giustizia. Ma il messaggio di emancipazione contrasta con le restrizioni dei diritti delle donne e delle comunità LGBTQ+
L’eruzione di un vulcano dà vita ad Alana, una vera forza della natura, reincarnazione della dea guerriera protagonista del film indonesiano Sri Asih. Uscito al cinema a novembre, il film diretto da Upi Avianto racconta la storia del primo supereroe della storia dei fumetti in Indonesia: una giovane combattente che cresce senza genitori, è appassionata di kickboxing e ben presto scopre di essere stata scelta per esercitare sulla Terra la volontà di Dewi Asih, la dea della giustizia, e riportare l’equilibrio nel mondo. Il tempismo di questo successo cinematografico, che adatta il celebre fumetto degli anni ‘50, ripropone un personaggio molto amato della cultura pop indonesiana, proprio in una delle congiunture storiche più difficili per le donne e per la comunità LGBTQ+ in Indonesia.
Il film fa parte della serie di blockbuster di supereroi del Bumilangit Cinematic Universe ed è inserito nella lineup dell’International Film Festival di Rotterdam che si tiene dal 25 gennaio al 5 febbraio 2023. Si tratta di un prodotto che mescola l’action tipico degli universi Marvel e DC con i riferimenti culturali del Sud-Est asiatico – dalle arti marziali a tutto l’immaginario legato al misticismo locale, con demoni e spiriti benigni che si scontrano in sfide all’ultimo sangue. Un film d’azione a tema supereroi che non ha niente da invidiare alle più celebri saghe statunitensi.
“Sono rimasta sorpresa e stupita nell’apprendere che il primo supereroe in assoluto in un Paese con una cultura così fortemente patriarcale all’epoca fosse una donna”, ha detto la regista e sceneggiatrice Upi Avianto a Nikkei Asia. La storia era già stata il soggetto di un film uscito nel 1954, le cui bobine sono andate perdute. Ma la celebrazione dell’emancipazione femminile di Sri Asih si scontra con l’attuale, progressivo esacerbarsi del conservatorismo religioso nel Paese.
Il controllo ancora stringente del ruolo delle donne nella società indonesiana si declina nel progressivo aumento delle leggi nazionali e regionali sull’uso obbligatorio dello hijiab in varie province, e in alcuni passaggi del nuovo codice penale che punisce il sesso fuori dal matrimonio. La nuova legge, approvata all’unanimità dal parlamento e frutto di un difficile compromesso politico, entrerà in vigore entro tre anni. Il nuovo documento “contiene disposizioni che violano i diritti delle donne e delle ragazze a un’educazione e informazione complete e inclusive sulla salute sessuale e riproduttiva”, ha affermato Andreas Harsono di Human Rights Watch. Punendo le relazioni extraconiugali, il nuovo codice rischia di colpire in modo sproporzionato le coppie omosessuali alle quali è interdetto il matrimonio.
“Più di ogni altra cosa, questo è uno scontro tra tradizione e modernismo – e sul fatto che la propria famiglia accetti le proprie scelte sessuali”, ha affermato un manifestante intervistato dal Guardian, “c’è la clausola secondo cui [il sesso extraconiugale] è considerato un atto criminale solo se denunciato da un parente stretto – genitori, coniuge, figli – e non da qualsiasi parte offesa a caso”. La comunità transgender indonesiana potrebbe subire più di tutte le conseguenze della revisione del codice, poiché persone LGBTQ+ “hanno maggiori probabilità di essere denunciate dalle famiglie per relazioni che disapprovano”, ha affermato di recente Human Rights Watch.
Le nuove disposizioni hanno provocato manifestazioni pubbliche e proteste contro l’imposizione di valori morali conservatori sulla sessualità. Le sorti della giustizia di genere in Indonesia sembrano molto incerte e la situazione è ancora lontana dal combaciare con il messaggio liberatorio raccontato nel riadattamento cinematografico delle vicende della supereroina Sri Asih.