UE e Thailandia verso il libero scambio

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Dopo quasi dieci anni di stallo riprendono i negoziati per l’accordo tra Bruxelles e Bangkok. La firma può fare da apripista a quello più ampio tra i due blocchi

Finalmente. La Thailandia e l’Unione Europea hanno deciso di riavviare i negoziati per un accordo commerciale bilaterale, con l’obiettivo di concludere entro il 2025 un accordo che è stato bloccato per quasi un decennio. Era infatti dal 2014 che le trattative si erano interrotte, in coincidenza del colpo di Stato militare che aveva visto protagonista il Paese del Sud-Est asiatico. Gli alti funzionari di entrambe le parti inizieranno i colloqui a luglio in Thailandia. I negoziati riguarderanno il commercio di beni e servizi e gli investimenti in settori chiave della Thailandia in cui l’UE desidera aumentare la propria quota. Qualche esempio? Le energie rinnovabili, i veicoli elettrici e la produzione di microchip, ritenuta sempre più strategica a livello globale. L’UE è la seconda destinazione per i capitali thailandesi in uscita e rappresenta il 14% degli investimenti diretti esteri dalla Thailandia. Pesi massimi della comunità imprenditoriale thailandese, come il promotore immobiliare Central Group, hanno investito capitali in Europa. Il blocco è il quarto mercato di esportazione della Thailandia, che riceve prodotti alimentari, materie prime e componenti elettronici da aziende come CP Group e Delta Electronics. L’UE, invece, rappresenta il 10% degli investimenti diretti esteri in Thailandia. Il Regno è al quarto posto tra i partner commerciali dell’UE nella regione. Gli scambi di merci tra i due paesi ammontano a 50 miliardi di euro (53 miliardi di dollari) nel 2022, mentre i servizi ammontano a 8 miliardi di euro nel 2020. Il surplus commerciale della Thailandia è di 150 miliardi di baht (4,3 miliardi di dollari). La Thailandia intende eliminare le tariffe sulle esportazioni verso i 27 Paesi, in particolare per quanto riguarda le automobili e le parti di automobili, l’elettronica, gli indumenti e i prodotti tessili, gli alimenti e la gomma. I produttori thailandesi beneficerebbero anche dei minori costi di importazione di macchinari, attrezzature e prodotti chimici dall’UE. Si tratterebbe del terzo accordo bilaterale di libero scambio dell’UE nel Sud-Est asiatico, dopo quelli già sottoscritti con Singapore nel 2019 e col Vietnam nel 2020. Due precedenti fortunati, che lasciano intravedere sullo sfondo la possibilità che il negoziato con la Thailandia serva da volano per arrivare in futuro a un accordo di libero scambio UE-ASEAN.

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