Tutto quello che c’è da sapere sul canale in fase di costruzione in Cambogia. Un’infrastruttura chiave anche a livello commerciale
Di Francesco Mattogno
Da un paio di mesi in Cambogia, Vietnam e un po’ in tutti gli stati attraversati dal fiume Mekong si parla molto di un canale che ancora non esiste, se non sulla carta. Ufficialmente si chiama Tonle Bassac Navigation Road and Logistics System Project, ma per tutti è semplicemente il “Funan Techo”. Nelle intenzioni del governo cambogiano il canale collegherà il porto sul fiume Mekong della capitale Phnom Penh a quello di Kampot, città che affaccia sul Golfo della Thailandia (o Golfo del Siam), e quindi sul mare.
Il Funan Techo sarà profondo 5,4 metri, largo 100, lungo 180 km, sarà composto da due corsie e la sua costruzione verrà interamente finanziata dalla Cina. Pechino investirà 1,7 miliardi di dollari sul progetto, affidato all’azienda statale China Road and Bridge Corporation (CRBC). Una sussidiaria della CRBC, la China Harbour Engineering, ha inoltre stretto un accordo con un costruttore locale per contribuire alla realizzazione del porto di Kampot (dal costo stimato di 1,5 miliardi di dollari), proprio dove sfocerà il Funan Techo. I lavori per la costruzione del canale dovrebbero partire entro la fine del 2024 e durare al massimo quattro anni, dice Phnom Penh.
La forte presenza cinese all’interno del progetto è solo una delle ragioni per cui se ne sta discutendo molto. Il Funan Techo è stato pensato per ridurre la dipendenza logistica della Cambogia dal Vietnam, attraverso cui sono obbligate a passare tutte le merci cambogiane trasportate via nave sul Mekong destinate al commercio internazionale. È una questione geografica: il fiume, uno dei più grandi e importanti al mondo, scorre lungo tutta la Cambogia ma prima di sfociare in mare attraversa per oltre un centinaio di km il territorio vietnamita.
Questa condizione conferisce al Vietnam una certa leva politica ed economica sulla Cambogia, le cui aziende sono costrette a sostenere costi di trasporto elevati (con conseguenze sulla competitività delle proprie esportazioni) e a convivere con il rischio perenne di un blocco navale. È già successo trent’anni fa, nel 1994, quando in un momento di forte tensione tra i due paesi Hanoi decise di fermare per mesi la navigazione delle imbarcazioni cambogiane lungo il tratto vietnamita del Mekong. Oggi i rapporti tra Cambogia e Vietnam sono buoni ma, nonostante nel 2009 i due vicini abbiano anche firmato un trattato per la libertà di navigazione sul fiume, Phnom Penh non ha mai smesso di cercare un’alternativa. Ed eccola qui.
Non è solo una questione di sicurezza economica. Il Funan Techo è anche un veicolo per fomentare il nazionalismo e legittimare il nuovo corso del primo ministro Hun Manet, che ad agosto ha sostituito suo padre Hun Sen, rimasto al potere per 38 anni. Lo dimostra lo stesso nome dato al canale. “Funan” richiama l’antico Regno del Funan (nato nei primi secoli dopo Cristo) che si ritiene essere precursore dell’Impero Khmer, mentre “Techo” è un termine che fa parte del titolo onorifico di Hun Sen. Secondo l’analista cambogiano Chhengpor Aun, con la costruzione del canale Phnom Penh cercherà di risanare a livello simbolico la perdita del Delta del Mekong, che la Francia ha formalmente consegnato al Vietnam nel 1949, durante il suo dominio coloniale.
Da settimane il governo cambogiano continua a elencare i benefici derivanti dalla costruzione del canale, che «faciliterà l’irrigazione dei terreni» e comporterà la creazione di «10 mila posti di lavoro». Secondo le stime di Phnom Penh i costi per il trasporto navale delle merci si ridurranno del 30%, e le spedizioni risulteranno più agili e veloci. È però presto per dire quanto queste proiezioni troveranno riscontro nella realtà. Come hanno fatto notare diversi esperti, per esempio, la profondità del canale non permetterà il trasporto di carichi troppo pesanti, e questo significa che molti prodotti dovranno ugualmente passare per il Vietnam (che comunque si è subito lamentato del progetto).
Al di là delle questioni economiche, su quanto convenga o meno alla Cambogia costruirlo, il Funan Techo presenta questioni ambientali. Il timore è che il canale, con i suoi argini molto alti, possa ostacolare le inondazioni naturali delle pianure che circondano il Mekong (fondamentali per il settore agricolo), alterare i flussi d’acqua degli altri affluenti e aumentare la salinità dei terreni. Phnom Penh si è impegnata a eseguire tutte le valutazioni di impatto ambientale del caso con «48 esperti internazionali».