Il prossimo potrebbe essere l’anno in cui, dopo una lunga attesa, Timor Est entrerà a far parte dell’ASEAN
Un undicesimo Paese del Sud-Est asiatico è pronto a sedersi al tavolo dell’ASEAN: il prossimo anno, infatti, Timor Est potrebbe entrare a far parte della più importante organizzazione politica, economica e culturale dell’area del Pacifico. Timor Est è stato riconosciuto ufficialmente come Stato indipendente da meno di 20 anni, ma la sua storia recente è costellata da episodi di violenza e conflitti, sviluppatisi negli ultimi trent’anni del XX secolo durante la lotta per l’indipendenza dall’Indonesia.
Nel 1975 l’isola di Timor viene abbandonata dai portoghesi, dando vita a quello che doveva essere l’inizio del processo di decolonizzazione del Paese. Tuttavia, la situazione sull’isola è instabile a causa delle controversie tra i tre partiti principali del Paese e di questo ne approfitta l’Indonesia che con le sue truppe militari occupa Timor Est: l’anno seguente il dittatore indonesiano Suharto proclama Timor Timur nuova provincia dell’Indonesia.
Per circa 24 anni nell’area si susseguono scontri violenti tra le forze militari indonesiane e le forze socialiste-rivoluzionarie del Fronte Rivoluzionario di Timor Est indipendente (FRETILIN), il movimento formato dai ribelli che chiedevano l’indipendenza di Timor. Il controllo del territorio da parte dell’Indonesia viene più volte contestato presso le Nazioni Unite che però sono intervenute per risolvere il conflitto solo nel 1999: negli anni precedenti, infatti, l’Indonesia riceve l’appoggio di numerosi Stati occidentali che erano interessati a mantenere buoni rapporti con il governo autoritario di Suharto (solo l’Australia, oggi tra i principali partner commerciali di Timor Est, appoggia la sua indipendenza).
È però con gli anni Novanta che vengono alla luce le atrocità commesse dalle forze militari indonesiane: grazie ad un servizio televisivo condotto da alcuni giornalisti australiani, vengono trasmesse in tutto il mondo le immagini del massacro di Santa Cruz del 12 novembre 1991 nella capitale Dili, nel quale i militari indonesiani spararono sulla folla timorese provocando circa la morte di 400 civili.
L’Indonesia perde credibilità internazionale e la situazione favorisce il FRETILIN che negli anni successivi trovò l’appoggio delle Nazioni Unite grazie all’International Force for East Timor (INTERFET), un contingente militare composto da soldati di 17 Paesi che nel 1999 intervengono per porre fine ai conflitti.
Con la caduta del governo di Suharto, che nel 1998 si dimette dal ruolo di Presidente dell’Indonesia in seguito ad alcuni scandali, il suo successore Jusuf Habibie indice il referendum per l’indipendenza, approvata con il 79% dei voti degli abitanti: Timor Est non è più sotto il controllo dell’Indonesia.
Dal 1999 al 2002 la United Nations Transitional Administration (UNTAET), la missione speciale delle Nazioni Unite, ha il compito di stabilire dialoghi di pace tra le etnie presenti a Timor Est in modo da creare un governo locale autonomo e porre solide basi per lo sviluppo del Paese, che all’epoca era una dei più poveri al mondo con un reddito pro capite di circa 350 dollari. Grazie all’UNTAET, nel 2000 l’economia cresce del 18% mentre nel Paese vengono costruite strutture pubbliche come scuole ed ospedali.
È infine il 20 maggio 2002 il giorno in cui nasce lo Stato di Timor Est con l’insediamento del primo governo del Paese guidato da Xanana Gusmao, leader del FRETILIN.
Il percorso per entrare all’interno dell’ASEAN ha inizio già nel 2000 quando il Presidente Ramos Horta, durante il discorso di accettazione del Premio Nobel per la Pace, dice che Timor Est presto avrebbe cercato di entrare a far parte dell’associazione più importante del Sud-Est asiatico.
Con la stabilità politica ottenuta durante il governo Gusmao e un’economia più forte ed in crescita, grazie ai ricavi derivati dai giacimenti di petrolio e di gas naturale presenti nelle acque territoriali di Timor Est, il Paese ritiene di essere pronto a sedersi al tavolo insieme ai Paesi dell’ASEAN: Timor Est viene invitato a partecipare ai summit dell’organizzazione e ottiene lo status di Paese osservatore, per poi firmare nel 2007 il TAC, il Trattato di Amicizia e Cooperazione che aveva fatto pensare ad un ingresso imminente nell’associazione.
Ciò però non è accaduto.
Il processo di integrazione di Timor Est è rimasto bloccato per oltre dieci anni a causa delle perplessità di alcuni Paesi membri come Laos e Singapore che hanno ostacolato il suo ingresso nell’ASEAN.
Nel novembre 2007 i Paesi membri hanno firmato il Trattato dell’ASEAN con l’intento di rendere l’organizzazione più vicina al modello europeo: per Timor Est però si sono aggiunti ulteriori punti da rispettare per poter entrare a far parte dell’organizzazione.
In precedenza, per poter diventare membro ufficiale ASEAN era necessario rispettare alcuni parametri quali l’essere uno Stato presente nell’area geografica del Sud-Est asiatico e l’adesione ai principi fondamentali dell’organizzazione (rispetto della sovranità, dell’indipendenza, dell’integrità territoriale e della non interferenza negli affari interni di uno Stato membro). Il trattato del 2007 introduce invece l’obbligo di un voto unanime da parte di tutti i membri ASEAN, novità che ha di fatto interrotto per molti anni le speranze di Timor Est di entrare nell’organizzazione. Nel 2011 il Paese ha presentato la richiesta ufficiale di poter far parte dell’ASEAN e solo negli ultimi due anni si cominciano ad intravedere degli spiragli per l’accettazione di Timor Est come undicesimo Paese membro.
Nonostante le prospettive economiche di futuri investimenti esteri e i buoni rapporti commerciali stretti con Thailandia, Indonesia e Singapore (oltre a quelli fiorenti con l’Australia), proprio quest’ultima per molti anni si è imposta contro l’ingresso di Timor Est nell’ASEAN, presentando tra le ragioni la debole stabilità politica del Paese e un’economia ancora troppo legata agli aiuti internazionali.
In realtà, Timor Est ha migliorato con gli anni la propria stabilità economica non basandosi solo sulle riserve di gas e petrolio, ma investendo nel mercato internazionale e incrementando il settore privato, oltre allo sviluppo del settore agricolo con esportazioni di prodotti quali caffè e riso.
I buoni risultati economici hanno portato nel 2014 Timor Est ad avere un tasso di crescita maggiore della Cambogia e in linea con i parametri di Vietnam, Myanmar e Laos mentre da oltre 25 anni, secondo le parole dell’Ambasciatore timorese a Giacarta Ermenigildo Kupa Lopes, il Paese non dipende da aiuti internazionali.
La stabilità politica infine è un altro elemento tradizionalmente criticato e renderebbe più complesso l’ingresso di Timor Est nell’ASEAN. Se andiamo però a vedere i dati dei Paesi del Sud-Est asiatico, nemmeno la Thailandia e Myanmar spiccano per la forte stabilità politica, tant’è che si posizionano rispettivamente al 141° e 171° posto nel ranking globale.Un rapporto pubblicato dall’Economist Intelligence Unit evidenzia inoltre che per quanto concerne il grado di democrazia dei Paesi, Timor Est è davanti a tutti i membri dell’ASEAN trovandosi perfino prima di alcuni Paesi dell’Unione Europea.
Nonostante le perplessità avanzate da Singapore, il supporto degli altri Paesi ASEAN e in particolar modo dell’Indonesia e della Cambogia, i quali nel corso degli anni hanno stretto accordi bilaterali e di cooperazione con Timor Est, rendono le speranze di Timor Est più concrete: Hun Sen, Presidente della Cambogia, negli ultimi anni ha infatti più volte confermato l’appoggio verso Timor Est, il cui ingresso nell’ASEAN sarebbe importante dal punto di vista geopolitico ed economico oltre a coniare il sogno di riunire tutti i Paesi del Sud-Est asiatico sotto la stessa organizzazione. Con la Cambogia che ricoprirà il ruolo di Presidente dell’ASEAN nel 2022, il sogno si potrebbe avverare.