Le ultime classifiche registrano l’avanzata della città-stato, il cui governo introduce nuove agevolazioni fiscali. I super ricchi dalla Cina alla Thailandia sembrano prediligerla per depositarvi i propri patrimoni
Per la prima volta dal 2010, anno in cui Vistra ha avviato le sue classifiche sulle giurisdizioni chiedendo a centinaia di dirigenti di servizi aziendali di valutare l’importanza dei centri finanziari globali, Singapore ha scavalcato Hong Kong.
Negli ultimi dodici anni, Hong Kong è sempre stata la più dominante delle due giurisdizioni asiatiche presenti nella Top Ten. Ma nel 2022 Singapore si è qualificata terza, dietro solo a Regno Unito e Stati Uniti, mentre a Hong Kong è spettato il quarto posto.
Si tratta di un vantaggio marginale: il 46% degli intervistati ha valutato Singapore come un centro finanziario molto importante per la propria organizzazione, mentre “solo” il 43% ha affermato lo stesso di Hong Kong. Tuttavia, le condizioni non sembrano favorire un’inversione di rotta.
“Singapore è un’isola calma in acque molto turbolente” ha affermato uno degli intervistati a Vistra, un avvocato privato con sede nel Regno Unito. Il suo sembra essere un riferimento alla turbolenza politica che ha afflitto Hong Kong negli ultimi anni e alla sempre più invasiva erosione del principio ‘un paese, due sistemi’ regolante i rapporti con Pechino.
È infatti dalla capitale della Repubblica Popolare Cinese (RPC) che soffia un vento preoccupante per i cosiddetti super ricchi. La spinta di Xi a consolidare la sua leadership promuovendo alleati che hanno preso una posizione dura contro il settore privato, insieme alla prospettiva di possibili nuove tasse di successione, hanno spinto alcuni cinesi – particolarmente benestanti – a recidere almeno parzialmente i legami finanziari con il proprio paese, in quello che si potrebbe definire un esodo di ricchezza. Di fatto, la spinta di Xi alla “prosperità comune” sembrerebbe spingere gli investitori – che una volta abbracciavano la massima di Deng Xiaoping secondo cui diventare ricchi è glorioso – a riversarsi in luoghi più accoglienti per i propri patrimoni, come appunto Singapore.
Via dalla Cina
“Il settore privato in Cina è davvero in declino” ha affermato Drew Thompson, ricercatore senior in visita presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy della National University of Singapore in un’intervista a Bloomberg. “Ciò accelera gli sforzi per migrare e mettere al sicuro la propria ricchezza all’estero”.
Non è chiaro se Xi sia intenzionato a fermare il deflusso di persone e capitali. La società di consulenza sulla migrazione degli investimenti Henley & Partners stima che soltanto nel corso del 2022 una coorte di circa 10.000 residenti facoltosi abbia cercato di prelevare 48 miliardi di dollari dalla RPC: si tratterebbe del secondo più grande deflusso di ricchezza e persone dopo quello russo.
A giocare un ruolo chiave nell’avanzata di Singapore sono poi state le normative anti-Covid. Mentre la città-stato è tornata rapidamente alla normalità nel 2022, inclusa la revoca lo scorso agosto dell’obbligo di mascherina all’interno – una delle ultime restrizioni rimaste – Hong Kong rimane, come il resto della Cina, uno dei territori con norme anti-Covid più stringenti al mondo. Anche in questo caso si parla di esodo. Secondo l’Ufficio dell’Unione europea per Hong Kong e Macao nel corso di quest’anno circa il 10% dei cittadini dell’UE residenti a Hong Kong ha lasciato la città e un numero crescente di dipendenti ha chiesto di essere trasferito altrove. La multinazionale americana di banche di investimento e società di servizi finanziari Citigroup ha trasferito silenziosamente una serie di banchieri azionari a Singapore e in altri mercati, e altrettanto hanno fatto gli amministratori delegati della JP Morgan nel corso di quest’anno.
L’ascesa di Singapore non dovrebbe però essere interamente attribuita alle recenti turbolenze o alle restrizioni legate al Covid. Anche il governo della città-stato ha i suoi meriti.
La reputazione di Singapore come bastione di sicurezza e stabilità a bassa tassazione l’ha resa un hub regionale per i ricchi, dalla Thailandia all’Indonesia. La città-stato è stata efficace nell’affermarsi per attività come gestione di fondi e pianificazione patrimoniale.
Per esempio, al fine di aumentare la propria attrattività come sede di fondi alternativi, nel 2020 Singapore ha introdotto la Variable Capital Company (VCC), una nuova struttura di entità societaria in base alla quale diversi organismi di investimento collettivo (siano essi aperti o chiusi) possono essere riuniti sotto l’ombrello di un’unica entità societaria e tuttavia rimanere separati l’uno dall’altro. La VCC offre maggiore flessibilità agli investitori e risparmi sui costi operativi e vantaggi fiscali, sfidando i principali domicili di fondi come le Isole Cayman o il Regno Unito.
La legislazione favorevole di Singapore
Negli ultimi anni Singapore ha inoltre cercato di attrarre una quota maggiore di clienti asiatici con un patrimonio netto in crescita. Le sue leggi sul Trust offrono riservatezza a disponenti e beneficiari, nonché esenzioni fiscali. La città-stato si è poi mobilitata per diventare un hub di talenti globali, con l’introduzione dell’Overseas Networks and Expertise (ONE) pass, un visto che consentirà ai suoi detentori e ai loro partner di lavorare nella città-stato per cinque anni.
Anche se Singapore non fornisce statistiche dettagliate sulla provenienza dei suoi flussi di ricchezza, l’aumento esplosivo dei family office, società di servizi che gestiscono il patrimonio di una o più famiglie facoltose agendo come centro di coordinamento per la gestione finanziaria e amministrativa, secondo Bloomberg sarebbe sintomatico dell’arrivo di molteplici nuovi tycoon, in particolare cinesi. Alla fine del 2021 il numero di questi uffici è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Michael Marquardt, la cui azienda IQ-EQ Asia aiuta a creare family office, ha affermato che il numero di richieste da parte di clienti cinesi è aumentato dal 25% al 50% da prima a dopo l’ultimo Congresso del Partito comunista cinese. Vikna Rajah, responsabile fiscale e fiduciario dello studio legale Rajah e Tann Singapore LLP, ha dichiarato lo scorso giugno che oltre il 30% dei clienti che ha supportato nella richiesta di esenzione fiscale proviene dalla Cina, inclusa Hong Kong.Non si tratta solo di scegliere Singapore come base per gli affari, ma di veri e propri ricollocamenti. Sean Shi Yonghong, co-fondatore della catena di hot pot del Sichuan Haidilao International, ha pagato 50 milioni di dollari per un cosiddetto Good Class Bungalow (GCB) nella città-stato lo scorso settembre e il suo socio in affari, Zhang Yong, che è l’amministratore delegato di Haidilao International, si era già stabilito a Singapore e ne aveva preso la cittadinanza nel 2018. Anche Sun Tongyu, uno dei cofondatori di Alibaba, vi ha acquistato un attico da 51 milioni di dollari. Altri importanti imprenditori cinesi che si sono già stabiliti a Singapore includono Zhang Yiming, fondatore di ByteDance Ltd; il criptomiliardario Jihan Wu e Cindy Mi fondatrice di VIPKid, un’azienda edutech di grande successo fino a quando Pechino non ha represso il tutoraggio online. Nuovi arrivati che hanno generato una serie di effetti a catena, dall’aumento delle vendite di auto di lusso ai prezzi alle stelle per ville e… abbonamenti di golf.