Editoriale a cura di Michelangelo Pipan
Vicepresidente dell’Associazione Italia-ASEAN
I Paesi ASEAN intendono restare neutrali, continuando a perseguire equilibri fondati su equidistanza e diplomazia economica proattiva.
All’indomani del vertice con gli USA, l’ASEAN si conferma restia a schierarsi, a lasciarsi trascinare in contese geopolitiche, fedele ai suoi principi fondanti quasi a voler estendere fuori dai confini quella Asean Way che ne ha accompagnato l’espansione. I Paesi ASEAN intendono restare neutrali, continuando a perseguire equilibri fondati su equidistanza e diplomazia economica proattiva (vedasi RCEP) – che da due anni li hanno portati a essere il principale partner commerciale della Cina, superando USA, terzi, e UE, salita al secondo posto.
Biden chiedeva al vertice di rimediare alla scarsa attenzione della presidenza Trump. Obbiettivo raggiunto dal punto di vista formale, senza però far uscire l’ASEAN dalla comfort zone intesa a non guastare l’amicizia con le grandi potenze. Il Joint Vision Statement finale sembra interamente scritto dal lato asiatico del Pacifico: ripetuti richiami ai capisaldi di neutralità, pacifismo e Nuclear Free Zone dell’ASEAN, alla composizione pacifica delle controversie, all’impegno per pace e stabilità regionali. Nel capitolo sul Mar Cinese Meridionale – titolato significativamente “Promozione della Cooperazione Marittima” – la Cina non viene menzionata e toni pacati sostengono la risoluzione pacifica delle dispute sulla base della legge internazionale. La breve parte sull’Ucraina si limita a riaffermare – precisando: as for all nations – il rispetto per sovranità, indipendenza politica e integrità territoriale, chiedendo l’immediata cessazione delle ostilità.
Nelle capitali i leader ASEAN incassano plauso: l’Associazione deve rimanere neutrale; la RCEP rimane il contesto di riferimento; l’Indo Pacific Economic Partnership, non ancora meglio definita iniziativa Usa, “non (le) è assolutamente paragonabile”.
Europa e Italia hanno interesse nel consolidamento di potenze intermedie che contribuiscano al regolare funzionamento della globalizzazione, che dovrà riprendere lungo direttrici meglio meditate e governate. In tal quadro i Paesi ASEAN si confermano – anche come trampolino per gli altri mercati asiatici – interlocutori naturali per l’Italia. Una grande opportunità per il nostro Paese, i suoi distretti industriali e la sua naturale vocazione all’export.