Nonostante le tensioni politiche, nessuno vuole fare a meno dei rapporti commerciali con Pechino
Di Tommaso Magrini
Una nuova indagine pubblicata da HSBC ha dimostrato che quasi la metà, per la precisione il 45%, delle aziende del Sud-est asiatico ha in programma di espandere la propria catena di fornitura in Cina nei prossimi 12 mesi. Il 92% delle aziende indonesiane ha espresso il proprio interesse ad espandere la propria rete di fornitori in Cina nei prossimi tre anni, un dato di poco superiore all’89% delle aziende vietnamite e all’87% di quelle filippine.
I risultati dell’indagine sono stati resi noti in concomitanza con la China International Import Expo (CIIE) di Shanghai, a cui hanno partecipato nutrite delegazioni dei Paesi del Sud-Est asiatico ma anche la più corposa spedizione degli Stati Uniti dal lancio dell’evento. Questa sesta edizione del sondaggio è stata la prima ad essere condotta dopo la revoca delle restrizioni Covid-19 in Cina nel gennaio di quest’anno, con la partecipazione di oltre 3.300 aziende di 16 Paesi tra cui Stati Uniti, Corea del Sud, Canada, Regno Unito, Francia e Germania. Complessivamente, circa tre quarti (73%) degli intervistati prevede di aumentare l’impronta della propria catena di fornitura in Cina nei prossimi tre anni, e circa il 25% indica che l’aumento sarà “significativo”. HSBC ha dichiarato che i risultati dell’indagine suggeriscono che molti dei fondamenti di lunga data della Cina, tra cui le sue reti di filiera profondamente integrate, continuano ad attrarre le imprese internazionali. Le importazioni e le esportazioni della Cina verso l’ASEAN hanno raggiunto i 6,52 trilioni di yuan (970 miliardi di dollari) nel 2022, con un significativo aumento del 15%. Di questi, le esportazioni hanno rappresentato 3,79 trilioni di yuan, con un aumento del 21,7%, e le importazioni 2,73 trilioni di yuan, con un aumento del 6,8%. I dati mostrano che gli investimenti cumulativi della Cina in Asia meridionale hanno raggiunto quasi 15 miliardi di dollari.