Per affrontare le nuove sfide geopolitiche, l’ASEAN dovrebbe progredire verso forme di cooperazione più concrete nel settore della difesa
Nella dichiarazione di Bangkok, documento fondante dell’Associazione, si legge che la pace e la stabilità della regione sono tra gli obiettivi primari dell’ASEAN. Tuttavia, la struttura stessa dell’organizzazione, rende difficile fare progressi significativi e concreti in materia di sicurezza e difesa comune.
L’ASEAN nasce infatti dal raccordo di una serie di principi cardine che sono alla base della fiducia tra i Paesi membri. Questo approccio – definito The ASEAN Way – è fondato sul rispetto della sovranità nazionale, la non interferenza negli affari interni, la rinuncia all’uso della forza come strumento per sedare le dispute e l’unanimità nelle procedure decisionali. Il tema della sicurezza e della difesa comune è dunque sempre stato delicato da trattare, e i progressi in questo settore sono sempre stati modesti.
Negli ultimi decenni, l’Indonesia è stato il Paese che più si è speso per accelerare il processo di integrazione in questo campo. Nel 2003, a margine del 9° ASEAN Summit a Bali, il governo indonesiano riuscì nel suo intento di inserire la ASEAN Security Community tra i tre pilastri fondamentali della struttura dell’Associazione. L’ASEAN Political-Security Community – come viene chiamata dal 2015 – ha rappresentato un passo in avanti notevole verso il rafforzamento dei legami tra i vari Paesi, costituendo una piattaforma utile a risolvere dispute e a favorire il dialogo e la cooperazione in materia di difesa e politica estera. A partire dal 2010 poi, hanno acquisito importanza e centralità anche i Meeting dei Ministri della Difesa dei Paesi ASEAN con i diversi partner internazionali dell’Associazione, dalla Cina, e il Giappone, fino all’Australia e gli USA.
Nonostante i progressi degli ultimi anni però, l’ASEAN fatica ancora ad avanzare verso una comunità concreta nel settore della difesa. La cooperazione al momento è orientata alla consultazione dei partner e al dialogo, e i Paesi membri sono poco inclini alla formulazione di una strategia di lungo periodo comune e condivisa. Sul delicato tema del Mar Cinese Meridionale, che vede coinvolte diverse nazioni dell’ASEAN tra cui Indonesia, Malesia, Filippine e Vietnam, stenta a nascere la strategia comune di lungo periodo che sarebbe necessaria ad affrontare la sfida.
Oggi infatti, il continuo evolvere del contesto geopolitico globale rende chiara la necessità per l’ASEAN di approfondire il discorso sulla sicurezza comune. Il ruolo degli USA nel Pacifico sta cambiando, la Cina avanza nel Mar Cinese Meridionale, lo scontro tra Washington e Pechino apre nuovi scenari e la crisi pandemica ha generato stravolgimenti senza precedenti negli equilibri regionali e globali. Dimensione economica e geopolitica vanno oramai di pari passo, ed è tempo per l’ASEAN di investire nella direzione di maggiori forme di cooperazione anche in materia di difesa.
Il 2020 è un anno particolarmente importante per il settore della sicurezza nei Paesi del Sud-Est asiatico. Ben due nazioni dell’ASEAN, Indonesia e Vietnam, sono infatti membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un’opportunità unica per far avanzare le priorità della regione ai tavoli diplomatici più rilevanti. La regione del Sud-Est asiatico sta acquisendo sempre maggiore importanza a livello economico e commerciale, ma dovrebbe ora iniziare a costruire anche una dimensione geopolitica per affrontare le nuove sfide con strumenti efficaci. Sarà dunque fondamentale per i Paesi ASEAN continuare nel percorso avviato verso la definizione di una vera e propria comunità di difesa e sicurezza, con l’obiettivo di garantire il principio di pace e stabilità che è alla base dell’Associazione stessa.
A cura di Tullio Ambrosone e Luca Menghini