I Paesi del Sud-Est asiatico puntano sempre di più al miglioramento dei rapporti commerciali con Bruxelles
Di Tommaso Magrini
I Paesi dell’ASEAN continuano a bilanciare strategicamente i loro delicati rapporti con le due grandi economie di Cina e Stati Uniti. Gli stakeholder del settore privato continuano a mostrare una forte preferenza per l’equilibrio. Rispetto a un anno fa (26,5%), secondo un report di Fulcrum, una percentuale maggiore di intervistati ha optato per una posizione neutrale, senza schierarsi (31,4%). Alla domanda dell’Indagine 2024 sulla scelta dell’allineamento strategico tra Cina e Stati Uniti, i due Paesi si trovano in una situazione di relativa parità, con la Cina che si aggiudica marginalmente la prima preferenza degli intervistati (50,5%) rispetto agli Stati Uniti (49,5%). Detto questo, un’analisi del divario tra le preferenze del settore privato (35,5%) e la media ponderata complessiva dell’ASEAN (32,6%) mostra che le aziende sono più favorevoli alla crescente influenza economica della Cina rispetto agli Stati Uniti. Ma la realtà è che i Paesi della regione vedono come particolarmente strategica la ricerca di partner strategici terzi. A questo proposito, l’UE è ancora al primo posto (scelta dal 37,6% degli intervistati). Inoltre, gli aspetti che attirano le imprese private dell’ASEAN verso l’UE come partner strategico preferito si sono rafforzati. Il 31,7% degli intervistati ha citato il blocco come interlocutore responsabile e rispettoso del diritto internazionale, rispetto al 24,4% del sondaggio del 2023. Inoltre, il 30,8% degli intervistati valuta positivamente l’UE, date le sue vaste risorse economiche e la forte volontà politica di fornire una leadership globale (il dato del 2023 era del 17,0%). Negli ultimi tempi, i Paesi ASEAN stanno perseguendo attivamente livelli più elevati di impegno economico con l’UE e viceversa. Tra questi sviluppi vi è la prospettiva che la Malesia e l’UE riprendano i colloqui per un accordo di libero scambio, interrotti nel 2012, e che la Thailandia e l’UE si spingano a firmare un accordo di libero scambio nel 2025.