L’ambiziosa missione di VinFast

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La prima casa automobilistica interamente vietnamita ha grandi progetti per il futuro. La competizione è forte e gli ostacoli da superare sono molti, ma l’azienda è stata inserita da TIME tra le più influenti al mondo

di Francesco Mattogno

Il circuito di Hanoi se lo ricordano in pochi anche tra gli appassionati di Formula 1. Non per le caratteristiche della pista, dal layout comunque discutibile, ma perché il Gran Premio del Vietnam è esistito solo sulla carta, o nel mondo virtuale. La gara, che avrebbe dovuto debuttare nel 2020, è stata prima rinviata di un anno a causa della pandemia da Covid e infine rimossa definitivamente dal calendario di Formula 1, nonostante un contratto di dieci anni firmato nel 2018 (decisione su cui ha pesato anche la campagna anti-corruzione che ha colpito alcuni degli organizzatori dell’evento). Oggi chi vuole può “correre” nel circuito di Hanoi solo sul videogioco di Formula 1 2020, nel quale era stato inserito preventivamente. 

Sarebbe stato il secondo Gran Premio della categoria nel Sud-Est asiatico (dopo quello di Singapore), ma anche la prima grande vetrina per VinFast, casa automobilistica vietnamita parte del conglomerato Vingroup. L’annuncio in pompa magna e la successiva cancellazione della gara, a cui Vingroup avrebbe fatto da sponsor principale, si inseriscono perfettamente nel percorso di alti e bassi che ha caratterizzato fin qui la breve storia di VinFast. L’azienda è nata nel 2017 per volontà di Pham Nhat Vuong, presidente, maggiore azionista e fondatore nel 2002 anche della stessa Vingroup, divenuta nel giro di vent’anni la più grande società privata vietnamita grazie alle attività delle sue sussidiarie, operative soprattutto nel settore immobiliare, tecnologico e dei servizi. 

La grande crescita di Vingroup ha reso Vuong il primo miliardario della storia del Vietnam e di conseguenza uno dei personaggi pubblici più in vista del paese, che si ritiene inoltre essere molto vicino alla leadership del Partito Comunista al potere. Una posizione di forza che ha spinto Vuong a investire in un settore ipercompetitivo come quello automobilistico, con l’idea di rendere VinFast un marchio specializzato nella produzione di veicoli elettrici. E facendone anche una questione di orgoglio nazionale.

Il piano di Vingroup era fare di VinFast la prima casa automobilistica interamente vietnamita, visto che l’altro importante marchio del settore, la Truong Hai Auto Corporation (THACO), realizza veicoli per conto di grandi aziende straniere come BMW, Hyundai e Kia. Non a caso, la cerimonia di inaugurazione dell’impianto di produzione di Haiphong, ancora oggi unica fabbrica di VinFast in Vietnam, è stata organizzata il 2 settembre 2017, nel 72° anniversario della dichiarazione di indipendenza dalla Francia pronunciata da Ho Chi Minh nel 1945.

VinFast ha iniziato a spedire le sue prime auto in Vietnam a giugno del 2019, due anni dopo la sua fondazione, ma è entrata nel mercato dei veicoli elettrici solo a partire dal 2022 (in un primo momento produceva soprattutto automobili con motori a combustione). Il 2022 è anche l’anno in cui Vuong ha dato il via al piano di espansione internazionale dell’azienda, che ha cominciato a puntare totalmente sull’elettrico. Vingroup ha prima firmato un accordo preliminare da due miliardi di dollari con la contea statunitense di Chatham (North Carolina) per la costruzione della prima fabbrica di VinFast all’estero, poi si è accordata con Intel per sviluppare congiuntamente le tecnologie per la guida autonoma dei veicoli. 

Sempre nel 2022 un’altra sussidiaria del conglomerato, la VinES Energy Solution, ha avviato la costruzione di una fabbrica di batterie per auto elettriche insieme alla cinese Gotion High-Tech, nella provincia vietnamita di Ha Tinh. La VinES si è poi fusa con VinFast l’anno successivo. I grandi investimenti di Vingroup hanno posto le basi per la quotazione in borsa di VinFast negli Stati Uniti, al Nasdaq, ma nascondevano anche una certa frenesia da parte del gruppo per rendere l’azienda davvero competitiva nel settore dell’elettrico. 

Nel 2023 l’azienda ha venduto 34.855 auto elettriche, un dato molto superiore a quello del 2022 (7.400) ma comunque inferiore all’obiettivo di 50 mila consegne prefissato dalla la società, che proprio lo scorso anno ha iniziato a spedire auto, scooter e autobus elettrici anche fuori dal Vietnam. Al di là delle perdite nette, che nel 2023 hanno raggiunto i 2,39 miliardi di dollari (+14,7% rispetto al 2022), a preoccupare sono soprattutto i dettagli. Se è vero che VinFast ha consegnato circa 35 mila veicoli nel 2023, più del 72% di questi sono stati “venduti” alla Green and Smart Mobility (GSM), una società di taxi sussidiaria proprio di Vingroup. 

Nei primi giorni la capitalizzazione di VinFast è stata la terza più alta tra i marchi mondiali di auto, dietro solo a Tesla e Toyota, ma col passare del tempo il valore delle azioni della casa vietnamita è crollato di oltre il 95% rispetto al suo picco iniziale. Gli analisti hanno parlato di «titolo meme», gonfiato dal grande interesse suscitato nei suoi confronti dai media internazionali e dai social. D’altronde ancora oggi il marchio, nonostante le tante recensioni negative sui suoi prodotti, gode di buona stampa: ad esempio il TIME ha inserito VinFast nella lista delle 100 aziende più influenti del 2024. 

Negli ultimi mesi la casa vietnamita si è trovata costretta a ritirare centinaia di auto già consegnate a causa di problemi di sicurezza (come airbag fallati) o della scarsa qualità dei componenti, oltre che ad affrontare varie controversie legali. Negli Stati Uniti è stata avviata un’indagine per accertare la causa della morte di quattro persone, tra cui due bambini, dovuta allo schianto contro un albero del VF 8 su cui viaggiavano. La macchina, che ha anche preso fuoco, potrebbe aver avuto problemi al suo sistema di guida autonoma. VinFast è stata poi denunciata da AncelorMittal per il furto di proprietà intellettuale riguardo alcune componenti in acciaio utilizzate nei suoi veicoli, mentre ad aprile diversi investitori hanno querelato la società, accusandola di aver gonfiato artificialmente il valore delle sue azioni al Nasdaq.

Vista la situazione complicata, a gennaio Vuong ha preso le redini del progetto auto-nominandosi amministratore delegato dell’azienda, e diventando così il quarto CEO di VinFast negli ultimi tre anni. Nonostante i tanti intoppi, che avrebbero potuto suggerire un ridimensionamento di VinFast, Vingroup sembra invece intenzionata ad aumentare progressivamente obiettivi e investimenti. La casa ha dichiarato di voler arrivare a vendere 100 mila veicoli elettrici nel 2024, fissando poi una soglia di 750 mila consegne annuali entro il 2026.

Per farlo, oltre a grandi iniezioni di liquidità (dal 2017 Vingroup e Vuong hanno investito in VinFast più di 11 miliardi di dollari), l’azienda ha detto di volersi espandere in almeno 50 mercati internazionali entro la fine dell’anno. In pochi mesi VinFast ha aperto vari uffici in Europa e stretto accordi per la vendita delle sue auto in Ghana, Thailandia, Micronesia e nelle Filippine, mentre sta potenziando la sua infrastruttura di stazioni di ricarica e progettando la costruzione di altri due impianti di produzione, in India e Indonesia, che si andrebbero ad aggiungere a quello negli Stati Uniti. 

«VinFast sta entrando in un mercato altamente competitivo come quello dei veicoli elettrici, contro marchi storici consolidati e nel bel mezzo di una guerra dei prezzi», ha dichiarato l’analista Chris Robinson al Nikkei. E proprio questo potrebbe essere il suo più grande ostacolo. 

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