Articolo di Chiara Suprani
Mentre continua ad aumentare il consumo locale della bevanda, i produttori regionali a partire da quelli del Vietnam sono preoccupati per l’incombente carezza di caffè che rischia di far volare i prezzi
L’Asia è la rinomata patria delle piantagioni e dei rituali del tè, tuttavia secondo l’Organizzazione Internazionale del Caffè, la regione dell’Asia-Oceania ha accresciuto il suo consumo di caffè del 1,5% negli ultimi cinque anni, superando di un punto in percentuale la crescita del consumo in Europa (che resta comunque per il momento più alta) nello stesso periodo. Per alcuni la questione è da rifarsi all’ascesa della classe media, che sarebbe più incline ad esplorare nuove tendenze e a consumare prodotti occidentali. Per altri, invece, l’inclinazione andrebbe ben oltre la semplice curiosità: si tratterebbe ormai di una questione culturale tale da provocare nei consumatori la ricerca e l’attenzione verso i “chicchi” locali. Non solo, al caffè gli abitanti del Sud-Est asiatico attribuiscono un retaggio coloniale. Nel XIX secolo, la Francia raccoglieva nel Vietnam semi conosciuti con il nome di “boccioli di ciliegio”, dal colore cremisi, e i Paesi Bassi ne esportavano grosse quantità dall’Indonesia.
Sebbene la caffeicoltura, specialmente quella della più pregiata varietà di caffè arabica, sia notoriamente legata alle economie del Sud America, le alluvioni in Colombia e i raccolti carenti del 2021 di Honduras, Guatemala e Nicaragua, hanno negli ultimi due anni riorientato le catene di approvvigionamento.
Per alcuni Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico, gli ultimi anni sono stati propizi per il commercio del caffè. Il Vietnam a gennaio 2022 era il secondo Paese per export di caffè al mondo, dopo il Brasile. L’Indonesia da febbraio 2021 a gennaio 2022 ha esportato sette milioni di sacchi da 60 kg di caffè, superando l’Uganda.
I “boccioli di ciliegio” del Vietnam
Anche nel Vietnam, il caffè è radicato nella cultura. Nel lessico, le tangenti sono chiamate “soldi del caffè” mentre socializzare si dice andare a “ca phe ca phao”. Famoso per la sua varietà di caffè robusta, il Vietnam ha esportato 1,24 milioni di tonnellate di caffè per un valore di 2,82 miliardi di dollari durante i primi otto mesi del 2022, registrando aumenti del 14,7% in volume e del 39,6% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Eppure, Hanoi guarda preoccupata alle prospettive dei prossimi mesi. Il rialzo dei prezzi globali sta già colpendo il settore, che vedrà un calo nella produzione dei semi di caffè il prossimo anno. La disponibilità locale verrà ridotta a sua volta, con le ritenute dei coltivatori che crolleranno dal 13 al 2% della loro produzione annua. Il crollo dell’approvvigionamento della varietà di robusta, che rappresenta il 90 per cento della produzione nazionale, ha spinto i prezzi nella provincia di Dak Lak, che copre un terzo del raccolto del Paese, fino a 49.100 dong vietnamiti (US$ 2.10) per chilogrammo. Un prezzo da record.
Indonesia: la mecca del caffè
L’Indonesia è il secondo Paese in Asia per produzione di caffè. Iman Kusumaputra è uno dei co-fondatori di Kopikalyan, la risposta indonesiana a Starbucks, e ha sottolineato in un’intervista a Nikkei che “se una volta la produzione era principalmente orientata all’esportazione, ora i contadini si tengono la miglior qualità di caffè per sé”. Inoltre, la conformazione geografica dell’Indonesia, ossia la più grande nazione arcipelago al mondo, permette al Paese di coltivare numerose varietà di caffè, ciascuna che rispecchia le caratteristiche dell’isola in cui viene piantata. Un altro aspetto che ha probabilmente contribuito a portare il consumo di caffè in Indonesia a 5 milioni di sacchi da 60 kg nel 2020/21 è la ricerca di una bevanda non alcolica da condividere in momenti di socialità in un Paese a maggioranza musulmana.
I weed cafè thailandesi
L’8 giugno di quest’anno il governo thailandese ha dichiarato che non è più illegale coltivare e commerciare marijuana e prodotti alla canapa. Era stato previsto che questa mossa, in un Paese conservatore e di religione Buddhista, avrebbe avuto conseguenze limitate per il commercio, dato il divieto sull’uso ricreativo e la produzione di droghe con un livello di THC maggiore dello 0,2 per cento. Negli ultimi mesi, tuttavia, nel tentativo di riattivare il turismo post pandemico, a Bangkok sono spuntati numerosi weed cafè. Nel biennio 20/21 il consumo di caffè in Thailandia ammontava a quasi un milione e mezzo di sacchi da 60kg. L’allentamento delle misure anti-Covid assieme alla legalizzazione della marijuana ha incentivato i giovani imprenditori nazionali all’apertura di nuovi locali che potessero combinare questi due settori.
Resta da vedere se le previsioni per settembre si confermeranno corrette. In tal caso, in Paesi come Germania, Stati Uniti ed Italia, tra i principali importatori di caffè dal Vietnam, i prezzi subiranno un’impennata. E la disponibilità del prodotto diminuirà data anche la tendenza in crescita del consumo domestico di caffè nei Paesi del Sud-Est asiatico.