Gli Stati Uniti annunciano un nuovo patto difensivo con Regno Unito e Australia. Anche Bruxelles rilancia la sua presenza nell’Indo-Pacifico
Editoriale a cura di Valerio Bordonaro, Direttore Associazione Italia-ASEAN
Le prime reazioni provenienti dall’Unione Europea in merito al nuovo patto di difesa Aukus sono state sostanzialmente negative. L’accordo riunisce Stati Uniti, Regno Unito e Australia nell’area dell’Indo-Pacifico e prevede la condivisione delle tecnologie in materia di sicurezza informatica, intelligenza artificiale, sistemi subacquei e capacità di attacco a lungo raggio e prevede di dotare Canberra di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare. Peter Stano, portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’UE, ha fatto sapere che Bruxelles non era stata avvertita preventivamente della decisione. A lamentarsi è stata soprattutto la Francia, visto che con la nascita di Aukus si è vista cancellare un contratto firmato nel 2019 per la fornitura all’Australia di 12 sottomarini convenzionali per un importo pari a 56 miliardi di euro. Il Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian ha parlato di decisione “brutale”. Diversi funzionari comunitari fanno notare che si tratta, dopo il ritiro dall’Afghanistan, della seconda importante decisione strategica assunta da Washington senza consultare i partner europei. Da sottolineare anche la coincidenza di tempi tra l’annuncio dell’accordo trilaterale e l’attesa pubblicazione della strategia UE per l’Indo-Pacifico. Il documento, presentato dall’Alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell contiene molti spunti sull’area ASEAN. Si prevedono infatti la conclusione di accordi di partenariato e cooperazione (Pca) con Malaysia e Thailandia, la valutazione di una possibile ripresa dei negoziati commerciali con Malaysia, Filippine e Thailandia e l’eventuale negoziazione di un accordo commerciale interregionale con l’intero blocco dei Paesi del Sud-Est asiatico. Si mira anche all’ampliamento della rete di partnership digitali con i partner indo-pacifici, nonché l’esplorazione della possibilità di nuove partnership digitali con Giappone, Corea del Sud e Singapore. Oltre a Quad e Aukus, l’UE può provare a ritagliarsi lo spazio per una presenza regionale con le sue specificità e votata alla cooperazione, non al contrasto.