La nuova postura geopolitica delle Filippine dopo il summit Marcos-Biden-Kishida: un cambio radicale dalle politiche di Duterte e le sue implicazioni per l’ASEAN
Di Luca Menghini
Lo storico summit trilaterale tenutosi a Washington, presieduto dal Presidente filippino Ferdinand Marcos Jr., dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e dal Presidente giapponese Fumio Kishida, ha marcato un cambiamento radicale nella politica estera delle Filippine. Questo cambiamento non solo ridefinisce le relazioni internazionali di Manila ma ha anche delle implicazioni più vaste per l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN).
Durante la precedente amministrazione del Presidente Rodrigo Duterte, le Filippine hanno perseguito una politica di avvicinamento verso la Cina, adottando un tono sommesso nelle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale in favore di incentivi economici. Questo approccio è stato spesso criticato per aver compromesso la sovranità nazionale del paese in cambio di un ritorno economico. Infatti, l’amministrazione Duterte ha prioritizzato gli investimenti cinesi nelle infrastrutture a discapito di una maggiore difesa dei propri confini marittimi. Tuttavia, sembra ormai chiaro che queste politiche sono state abbandonate dal nuovo presidente Marcos Jr., che sta prioritizzando la difesa territoriale.
Il summit trilaterale rappresenta un chiaro cambio di passo rispetto alle politiche sino-centriche di Duterte, legando le Filippine militarmente e strategicamente al Giappone e agli Stati Uniti. Questo cambiamento è una chiara risposta alle crescenti preoccupazioni che riguardano le azioni cinesi che stanno sempre di più minacciando l’integrità territoriale del paese. In questo contesto, le Filippine stanno puntando ad aumentare le loro difese marittime e a garantirsi un supporto in caso di scoppio di un conflitto regionale.
Questo riorientamento è profondo e non solo aumenta la sicurezza delle infrastrutture filippine ma accresce le sinergie economiche e tecnologiche con due delle più grandi economie a livello mondiale. La discussione del summit ha coperto vari aspetti che vanno dalla cooperazione della guardia costiera alla difesa, dalla cybersicurezza ai minerali rari, fino ad arrivare all’energia, aprendo la strada a una diversificazione degli investimenti nelle Filippine al di là dei settori tradizionali.
La strategia di Marcos Jr. riflette una comprensione più profonda dello scenario geopolitico della regione. Sebbene i legami economici con la Cina siano importanti, essi non possono essere secondari alla sicurezza nazionale e alla sovranità territoriale. Questo atto, volto a bilanciare la situazione è cruciale, specialmente visto il fatto che le Filippine sono in una posizione strategica nel Mar Cinese Meridionale, che è diventato sempre più rilevante come rotta cruciale per il commercio e ha visto un aumento delle manovre da parte della marina militare cinese.
Le implicazioni di questo cambio strategico si riflettono non solo a livello nazionale ma anche a livello dell’ASEAN nel suo insieme. L’ASEAN, conosciuto per essere un blocco regionale che si pone come obiettivo di raggiungere il consenso e la non interferenza, sta affrontando delle sfide nel mantenere l’unità alla luce degli approcci che i singoli stati membri stanno adottando nei confronti della Cina e degli Stati Uniti. La nuova posizione delle Filippine potrebbe potenzialmente influenzare altri stati membri a ribilanciare il loro posizionamento portando gli stati ad orientarsi verso una maggiore cooperazione con gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali o ad affermare ulteriormente la loro indipendenza evitando un confronto diretto con la Cina.
Inoltre, il cambio della posizione di Manila è destinato a influenzare la posizione collettiva dell’ASEAN verso la Cina. Tradizionalmente, l’ASEAN ha sempre adottato un approccio cauto verso Pechino, dato il suo potere economico e militare. Tuttavia, con le Filippine pronte ad allinearsi apertamente verso un approccio più fermo verso la superpotenza asiatica, altri paesi membri dell’ASEAN potrebbero sentirsi più incoraggiati o facilitati a prendere una posizione più ferma nella difesa dei diritti marittimi, che potrebbe potenzialmente portare a una riconfigurazione delle dinamiche regionali.
Dalla prospettiva economica, l’allineamento delle Filippine con gli Stati Uniti e il Giappone potrebbe portare ad un aumento degli investimenti americani e giapponesi nella regione, che potrebbe bilanciare gli investimenti massicci e l’influenza esercitata dai cinesi attraverso la Belt and Road Initiative. Questo potrebbe portare a un più diversificato panorama di investimenti per i paesi dell’ASEAN, riducendo la dipendenza dalla Cina e potenzialmente anche riducendo il rischio associato alle tensioni geopolitiche.
La diversificazione delle fonti di investimento potrebbe avere l’effetto di stimolare la crescita economica in settori come quello tecnologico, delle fonti rinnovabili e della manifattura avanzata, offrendo nuove opportunità per lo sviluppo economico all’interno dell’ASEAN. Un cambiamento di questo tipo potrebbe aumentare il potere negoziale del blocco nei negoziati internazionali, promuovendo in questa maniera una distribuzione più equa dei benefici economici tra i suoi membri.
In conclusione, il cambio strategico delle Filippine seguito da un summit trilaterale con Giappone e Stati Uniti rappresenta una evoluzione significativa all’interno dello scacchiere geopolitico del Sud-Est asiatico. Questa mossa, divergendo in maniera sostanziale dalle politiche adottate dai predecessori di Marcos Jr., sottolinea la complessità della sicurezza nell’ASEAN e come gli attori si debbano muovere per essere indipendenti, anche da un punto di vista economico. Mentre le Filippine aumentano i loro legami con le potenze occidentali, le implicazioni per l’ASEAN possono includere un posizionamento più ambivalente verso le potenze globali. Come l’ASEAN gestirà questi cambiamenti sarà cruciale per la stabilità e la prosperità della regione negli anni a venire.