La funzione delle forze armate in campo politico non è monolitica, e le variazioni di questo ruolo sono chiaramente evidenti nel contesto del Sud-Est asiatico
Di Aniello Iannone
Per diversi paesi del Sud-Est asiatico, tra cui l’Indonesia e il Myanmar, il ruolo dei militari nella politica interna è stato uno degli elementi più significativi nello sviluppo della storia politica della regione. La storia dell’Indonesia è un esempio eloquente, con un regime militare al potere per diverse decadi nella seconda metà del XX secolo che alla fine ha attraversato un processo di transizione verso la democrazia alla fine degli anni ’90. Anche la Thailandia rappresenta un esempio di un paese in cui i militari hanno influenzato cambiamenti costituzionali per inserirsi nel processo decisionale politico. Ciò ha creato una dinamica politica unica nel Paese, con i militari che svolgono un ruolo di rilievo nella politica nazionale. D’altro canto, ci sono Paesi come il Myanmar, dove i militari hanno tendenzialmente utilizzato anche la forza e l’interferenza nei processi decisionali nazionali.
L’indonesia e il ruolo dei militari
L ‘Indonesia ha dichiarato la propria indipendenza alla fine del dominio coloniale olandese e dell’occupazione giapponese nel 1945. Da allora, il Paese ha attraversato una serie di eventi di riforma e trasformazione significativi, inclusi gli sviluppi delle forze armate. Le Forze Armate Nazionali Indonesiane (Tentara Nasional Indonesia, TNI), precedentemente conosciute come ABRI (Angkatan Bersenjata Republik Indonesia), sono state istituite nel 1945 con il compito primario di proteggere e difendere la nazione. Questo ruolo è stato di fondamentale importanza durante la lotta per l’indipendenza contro l’invasione olandese dopo che il Giappone lasciò il paese sconfitto durante la seconda guerra mondiale. Durante questo periodo, è stato enfatizzato il ruolo della TNI, e i leader militari di alto livello hanno sottolineato l’importanza della TNI nella resistenza all’invasione olandese. Questa situazione ha gettato le basi per l’indottrinamento e il coinvolgimento militare-civile nella politica indonesiana.
Tuttavia, quando la TNI fallì nel ottenere un ruolo soddisfacente in linea con le sue aspirazioni nella politica indonesiana sotto la guida di Soekarno, una crisi politica ed economica che negli anni ’50 durante la “democrazia guidata” di Soekarno colpì l’Indonesia, fù un’opportunità per i militari per prendere un’azione per essere coinvolti nella politica indonesiana. Questi eventi si sono verificati contemporaneamente a una serie di tensioni tra militari, gruppi musulmani radicali, la ribellione del Partito Comunista Indonesia (PKI), tensioni anche dovute dalal crisi economica dovuta a politiche economiche inadeguate di Soekarno La situazione ha raggiunto l’apice nel colpo di stato guidato da Soeharto il 30 settembre 1965, che successivamente ha assunto la presidenza nel 1968.
Le principali conseguenze degli eventi del 1965, oltre al genocidio ed eliminazione del PKI, vide l’instaurazione di un regime autoritario dal 1965 al 1998. L’era Soeharto, spesso chiamata Ordine Nuovo, è un esempio di regime autoritario stabilito attraverso un colpo di stato militare. È importante considerare il ruolo significativo svolto dalle forze armate fino alla caduta di questo regime e durante il periodo iniziale della “reformasi”, che fa riferimento al movimento di riforma che è seguito alle dimissioni di Soeharto. Le TNI, conosciute come ABRI (1959-2000), hanno giocato un ruolo chiave come colonna portante dello stato essendo fino alla caduta del regime la più grande organizzazione politica del paese. In Indonesia, l’ABRI ha avuto una forte connessione ideologica basata sul suo coinvolgimento negli affari civili dello stato. Il concetto di “dwifungsi” (doppia-funzione) si riferisce all’applicazione militare nei settori propri militare a quelli più appartenenti all’apparato burocratico dello stato, ha svolto un ruolo cruciale nei regimi come quello sotto Soeharto in Indonesia, con effetti ancora ben presenti nell’Indonesia contemporanea.
Il regime politico-militare in Thailandia
Il ruolo militare nella storia politica della Thailandia è stato un elemento cruciale sin dalla fine della monarchia assoluta nel 1932. Il paese ha vissuto una serie di colpi di stato militari e tensioni politiche che hanno influenzato il percorso della democrazia in questa nazione.
Un periodo significativo nella politica thailandese è stato quando Thaksin Shinawatra salì al potere alla fine degli anni ’90. In quegli anni la Thailandia fù contrassegnata da una brusca diminuzione dei livelli di democratizzazione anche dovuti alla crisi finanziaria del 1998 e la vittoria del partito Thai Rak Thai, guidato da Thaksin, nelle elezioni del 2001. Questa vittoria ha creato divisioni sociali che hanno scatenato conflitti tra gruppi pro-monarchia, come la People’s Alliance for Democracy (PAD), e gruppi pro-democrazia, come la United Front for Democracy Against Dictatorship (UDD). Le tensioni politiche hanno portato al primo colpo di stato militare nel 2006, che ha visto l’intervento diretto dei militari per fermare il processo elettorale che avrebbe riportato Thaksin al potere. Questi conflitti sociali hanno ostacolato la stabilità politica e le elezioni per diversi anni. Solo nel 2011, attraverso un accordo tra i gruppi anti-regime, i militari e la monarchia, Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, è diventata primo ministro. La crisi politica del 2013-2014, comprese le proteste anti-governative Shinawatra e l’emergere di movimenti come il People’s Democratic Reform Committee (PDRC) a favore della monarchia, ha portato allo scioglimento del parlamento e a elezioni anticipate. Tuttavia, le elezioni non si sono svolte a causa del colpo di stato militare del National Council for Peace and Order (NCPO), guidato dal Generale Prayuth Chan-o-Cha. La Thailandia è rimasta sotto un regime militare fino al 2019.
È importante notare che il colpo di stato del 2014 è stato diverso da quello del 2006 a causa del forte coinvolgimento militare nel governo e dei cambiamenti costituzionali del 2017 che hanno conferito notevoli vantaggi ai militari nelle elezioni del primo ministro. Ciò riflette l’evoluzione del ruolo militare nel processo politico della Thailandia. Questo ruolo significativo dei militari è ancora evidente nelle elezioni generali del 2019 e del 2023, dove la selezione del Primo Ministro continua a dipendere dal Senato, composto da membri non eletti direttamente, molti dei quali provengono dalle forze armate e dalla polizia. Ciò riflette la persistenza del forte ruolo militare nella politica thailandese e la complessità del panorama politico in questo Paese.
Il regime militare in Myanmar
L’analisi dello sviluppo politico ed economico in Myanmar rivela un quadro complesso e interessante meritevole di approfondimento. Dal colpo di stato del 1962, durante il quale il governo di U Nu fu rovesciato dai militari, l’azione fu vista come una risposta alle politiche economiche di U Nu considerate un tradimento dei principi socialisti. Questa valutazione deriva dalla percezione che le misure economiche adottate dal governo di U Nu fossero in contrasto con i fondamenti ideologici del regime, basati sul socialismo che portò il Myanmar attraversò una trasformazione politica basata su un regime monopartitico controllato dai militari.
Durante questo periodo, i militari svolsero un ruolo significativo nel controllo degli aspetti economici del paese. Oggi, la storia politica di Myanmar si è ulteriormente complicata con una serie di eventi che hanno lasciato il paese indietro, sia in termini di sviluppo che di partecipazione politica, rispetto al resto del sud-est asiatico.
L’instabilità politica e una serie di colpi di stato militari sono stati fattori che hanno ostacolato il processo di sviluppo economico in Myanmar. Tuttavia, la lente attraverso cui osservare la lentezza di questo sviluppo dovrebbe essere più ampia, includendo la comprensione del perché vi sia un intervento militare. Il confronto con la Thailandia offre un’interessante analogia. Nonostante entrambi abbiano subito lo stesso numero di colpi di stato, la Thailandia ha sperimentato uno sviluppo economico molto più robusto rispetto a Myanmar.
Il ruolo dei militari nei due paesi ha dinamiche differenti. In Thailandia, il ruolo militare è passato da “custode” a “governante”, soprattutto dopo il colpo di stato e le elezioni del 2019. Al contrario, in Myanmar, i militari mantengono una posizione di “pretorianesimo”, specialmente dopo il 2011 e il colpo di stato del 2021. Questo indica un intervento diretto dei militari nei processi politici e nello sviluppo del paese. Queste condizioni non sono influenzate solo dal ruolo militare, ma anche dal significativo contributo delle élite, in particolare durante il governo di Aung San Suu Kyi. Questo governo riflette un fallimento in vari aspetti delle politiche politiche interne di Myanmar, soprattutto riguardo alle gravi questioni di genocidio coinvolgenti l’etnia Rohingya.
Conclusione
Il ruolo militare nella gestione dei regimi, in particolare nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, è stato il focus principale nell’analisi politica teorica. È importante notare che il ruolo militare non è monolitico, e le variazioni di questo ruolo sono chiaramente evidenti nel contesto del Sud-Est asiatico. Ad esempio, in Indonesia e in Thailandia, le forze armate non solo svolgono il ruolo di mantenitori della sicurezza, ma agiscono anche come governatori (Thailandia) o semi-governatori. Nel contempo, in Myanmar, il ruolo militare è puramente di natura praetoriana, manifestando una propensione a preservare lo status quo senza alcun dialogo sostanziale con l’opposizione. Questa decisione riflette una determinazione forte di mantenere la politica in linea con la visione e gli interessi detenuti dalle forze armate di Myanmar.