Il Regno Unito post-Brexit guarda a Est

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Nel ricostruire le sue relazioni politiche e commerciali dopo la Brexit, Londra guarda all’Indo-Pacifico, e in particolare alle economie emergenti del Sud-Est asiatico

Lo scorso marzo il Primo Ministro Boris Johnson ha presentato al Parlamento inglese il documento Global Britain in a competitive age 2021. Dal rapporto sulla politica estera inglese, emerge l’intenzione di Londra di ricostruire relazioni politico-commerciali autonome all’indomani della Brexit, in particolare con i Paesi della regione dell’Indo-Pacifico. L’idea di un Regno Unito che svolge il ruolo di mediatore tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti è infatti storia passata. Oggi il Paese guarda all’Asia Orientale, e in particolare alle economie emergenti del Sud-Est asiatico, per celebrare la sua rinnovata autonomia internazionale. In realtà, nonostante i toni declaratori del Global Britain 2021, il Paese non è altro che una media potenza in un mondo multipolare, ma sembra aver compreso che il baricentro del nuovo ordine globale si trova proprio in Asia. 

Già durante gli ultimi mesi del 2020 il Primo Ministro Johnson ha iniziato a tessere le fila di nuove intese commerciali con Giappone e Australia, ma anche Singapore e Vietnam. Il Paese si è infatti affrettato a regolamentare nuovamente i legami commerciali con due delle economie ASEAN più floride e ricche di opportunità. L’accordo con Singapore, siglato nel dicembre scorso, ha sostanzialmente replicato quello dell’Unione che lo precedeva. Il Paese è un hub finanziario e commerciale fondamentale per molte multinazionali che operano nella regione, e il Regno Unito è la principale destinazione di IDE singaporiani. Anche in Vietnam l’accordo di libero scambio con l’UE è stato sostituito da un nuovo accordo bilaterale che assicura al Regno Unito l’accesso a tariffe preferenziali. Istruzione, energia, infrastrutture e sanità sono i settori che offrono più opportunità per gli esportatori inglesi, ma la gran parte del commercio tra i due Paesi si svolge in termini di importazioni di indumenti, calzature, riso, frutti di mare e mobili in legno dal Vietnam.

Inoltre, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Dominic Raab si è recato più volte in visita nel Sud-Est asiatico, presso Singapore, Malesia, e più recentemente in Indonesia. L’obiettivo era quello di rinsaldare le relazioni economiche con le economie emergenti, ma anche ribadire che il Regno Unito si rende disponibile come alleato per la sicurezza regionale. Infine, la Segretaria per il Commercio Internazionale Liz Truss ha dichiarato che le negoziazioni per l’adesione della Gran Bretagna alla Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership (CPTPP) avranno luogo quest’anno. La partecipazione inglese all’accordo che sancisce una delle aree di libero scambio più estese al mondo andrebbe a tutto beneficio delle relazioni con i Paesi ASEAN. 

Dunque, a differenza di Francia, Germania e Paesi Bassi, il Regno Unito non ha ancora una strategia ufficiale per l’Indo-Pacifico, ma ci sta lavorando. Una serie di segnali lasciano intravedere la postura del Paese, particolarmente interessato alle economie emergenti del Sud-Est asiatico, e con l’adesione al CPTPP la Gran Bretagna potrebbe infine innestare il futuro delle sue relazioni commerciali in questa regione. La politica estera inglese del 2021 è quindi cartina di tornasole di un ordine economico che si gioca ormai principalmente in Asia Orientale.

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