Il Laos e la Cina sono sempre più uniti

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Se da una parte il Laos sorride per gli investimenti fatti da Pechino nel Paese, Vientiane deve fare attenzione ai debiti.

Sono passati esattamente sessant’anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche tra Laos e Cina e i due Paesi sono sempre più uniti: Pechino è attualmente l’investitore estero più importante per il Laos con quasi 800 progetti in corso tra cui autostrade, infrastrutture e ferrovie ad alta velocità da completare per migliorare la connettività dello Stato del Sud-Est asiatico. La crescita degli investimenti cinesi nel Paese è stata vertiginosa: mentre nel 2003 corrispondevano a meno del 2%, nel 2018 questi erano cresciuti fino al 79% degli investimenti diretti esteri totali in Laos.

Anche il commercio tra i due Paesi ha visto un forte incremento negli ultimi anni: basta pensare che nel 2019, rispetto all’anno precedente, gli scambi commerciali tra Pechino e Vientiane sono aumentati del 17%. Un ruolo fondamentale nell’incremento dei rapporti economici tra Cina e Laos è ricoperto dal programma della Belt and Road Initiative (BRI), la Nuova Via della Seta. Il Laos riveste per la Cina un ruolo strategico per permetterle un accesso diretto e più rapido verso i Paesi del Sud-Est asiatico, in primis per veicolare i propri prodotti in Thailandia; per tali ragioni, Pechino sta investendo nella costruzione di ferrovie ad alta velocità per permettere una maggiore e più rapida connettività tra lo Yunnan e Vientiane.


Al momento sono tre i progetti più importanti per quanto riguarda la costruzione di ferrovie ad alta velocità di matrice cinese: il tratto Boten – Bokeo di circa 180 chilometri, quello Vientiane – Pakse e la ferrovia che connetterà Boten e Vientiane, il progetto più ambizioso e parte del piano della Nuova Via della Seta.
Mentre la ferrovia Vientiane – Pakse permetterà maggiore connettività con il sud del Paese, consentendo di raggiungere Pakse in sette ore rispetto alle dieci ore che occorrono attualmente , il progetto Boten-Bokeo ricopre particolare importanza perché permetterebbe a Pechino di avere un accesso rapido con il confine nord della Thailandia, in modo da trasportare più rapidamente i propri prodotti diretti a Bangkok. Il tratto ferroviario tra Boten e Vientiane è costato sei miliardi di dollari ed è il progetto più costoso mai costruito in Laos. Sarà lungo oltre 400 chilometri, andando ad unirsi a un ulteriore segmento ferroviario già presente in Cina e che connette la capitale laotiana con Kunming, capoluogo della provincia dello Yunnan. Tale progetto non solo permetterà un più rapido passaggio di prodotti destinati al mercato laotiano, ma darà modo di aumentare il numero di turisti provenienti dalla Cina, come già era accaduto in passato quando Boten era stata soprannominata la “Golden City” per la presenza di numerosi casinò che attiravano turisti cinesi e thailandesi.


L’interesse di Pechino per gli investimenti in Laos ha fatto si che oggi il rapporto tra i due Paesi sia sempre più roseo non solo dal punto di vista commerciale ma anche da quello politico. Vientiane è sempre più legata a Pechino, tanto da riconoscerne e appoggiarne le scelte politiche (non è un caso che lo scorso anno ha sostenuto in sede ONU insieme ad altri 52 Paesi la legge sulla sicurezza nazionale implementata da Pechino ad Hong Kong). Un ulteriore segnale di vicinanza tra Vientiane e Pechino è arrivato questa primavera con l’elezione di Khemmani Pholsena, ex Ministro del Commercio del Laos e amico d’infanzia del leader Xi Jinping, al ruolo di consigliere del Presidente Thongloun Sisoulith .
Ma quello che sembra essere un rapporto ormai consolidato e volto ad incrementare l’economia di uno dei Paesi più poveri al mondo (con la crisi pandemica, tra l’altro, il tasso di disoccupazione del Paese è arrivato al 25%) potrebbe però nascondere un’insidia: la cosiddetta trappola del debito. I debiti del Laos nei confronti della Cina corrispondono ad oltre 400 milioni di dollari mentre l’ammontare totale dei debiti del Paese corrisponde ad oltre il 60% del PIL: qualora Vientiane si trovasse in una situazione di insolvenza, potrebbe diventare una pedina per Pechino che avrebbe il diritto di rifarsi sul piccolo Stato ottenendo il controllo di alcune infrastrutture del Paese, come già rischia di accadere altrove.

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