Cambogia, Indonesia e Thailandia i tre punti cardinali dei vertici multilaterali che hanno segnato il ritorno della diplomazia in coda a un anno a dir poco turbolento
La difficile ripresa dalla pandemia di Covid-19, l’aumento a ritmo record dell’inflazione, la guerra in Ucraina, le tensioni tra Stati Uniti e Cina. Insomma, c’erano tutti gli ingredienti per un enorme buco nell’acqua. E invece le due settimane di vertici multilaterali nel Sud-Est asiatico si sono chiuse con ottimi risultati. La Cambogia può tirare un sospiro di sollievo dopo aver ospitato il summit dell’ASEAN senza intoppi. Le preoccupazioni per l’economia globale, le minacce di recessione e la sicurezza alimentare ed energetica sono state messe in primo piano rispetto all’impasse del conflitto tra Russia e Ucraina e al problema del Myanmar. Non solo: i 10 membri dell’ASEAN sono riusciti a prendere alcune decisioni difficili su questioni di vecchia data. A partire dall’annuncio del blocco di aver accettato “in linea di principio” Timor Est come 11° membro del blocco, dopo oltre 10 anni di riflessione. Mentre per l’eventuale adesione a pieno titolo sarà necessaria una “road map basata su criteri”, Timor Est potrà partecipare a tutte le riunioni in qualità di membro osservatore, anche se senza diritti decisionali. I rapporti con Stati Uniti e India sono stati elevati a Partenariati Strategici Complessivi dell’ASEAN, diventando così il terzo e il quarto partner di dialogo a cui viene riconosciuto questo status, dopo la Cina e l’Australia. Phnom Penh ha dimostrato la sua abilità nel gestire la rivalità tra grandi potenze. Ha partecipato e co-presieduto due vertici con gli Stati Uniti, nonostante le scarse relazioni bilaterali, mostrando la capacità di gestire situazioni difficili. Stesso risultato ottenuto da Indonesia e Thailandia, che hanno ottenuto una dichiarazione congiunta finale con cui è stata condannata la guerra in Ucraina ma con un testo equilibrato accettato come “costruttivo” anche dalla controparte russa. Soprattutto, i summit di G20 e APEC sono serviti come trampolino di un dialogo ritrovato tra Washington e Pechino, con l’importante faccia a faccia tra Joe Biden e Xi Jinping di Bali. Incontro a cui ha fatto seguito un’intensa attività diplomatica dove Occidente, Asia e Pacifico sono sembrati volenterosi nel costruire ponti nelle relazioni. Per il Sud-Est asiatico e l’ASEAN una prova di maturità superata a pieni voti.