Eni e la transizione energetica nell’Asia Pacifico

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Abbattere l’impronta carbonica in una regione che ha fame di energia 

Articolo a cura di Davide Tramballi

Institutional Support for Business Development MENA & APAC, Public Affairs, Eni

Sulla scia della COP-26, gli obiettivi net zero si stanno diffondendo in tutta l’Asia. Cina, India e Indonesia hanno rilanciato i propri impegni; più di 4 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale, ora vivono in Paesi che hanno dichiarato ambiziosi obiettivi net zero. Questa situazione ha implicazioni importanti per i mercati dell’energia e per il loro futuro sviluppo. In primo luogo, il target net zero sta diventando una priorità per le nazioni in via di sviluppo; questa non è più una caratteristica esclusiva dei paesi OCSE. In secondo luogo, le nazioni asiatiche più grandi stanno aumentando la pressione sulle nazioni relativamente “piccole” della regione per fare significativamente di più e meglio. In terzo luogo, gli obiettivi net zero si stanno configurando come una necessità economica per i Paesi dell’area, dato che hanno il più grande deficit energetico di tutte le regioni del mondo, aggravato dalla necessità di un’immediata riduzione dell’inquinamento condivisa da quasi tutte le principali città asiatiche. In ultimo luogo, i Paesi asiatici (specialmente nel Sud-Est del continente) stanno facendo sempre più leva sugli impegni verso il net zero per attrarre investimenti, che sono e saranno determinanti per permettere alle nazioni asiatiche di aumentare la capacità di generazione da fonti rinnovabili. 

In generale, soprattutto nell’area Asia-Pacifico, gli obiettivi net zero sono controbilanciati dagli importanti bisogni energetici delle rispettive economie e popolazioni in rapida crescita, che hanno trasformato la regione nel più grande emettitore di CO2 del mondo (con circa la metà di tutti i gas climalteranti globali) e si prevede che guideranno il 60% della crescita totale della domanda energetica globale da qui al 2040. I primi tre fattori che contribuiscono alle emissioni di CO2 sono la produzione di elettricità e calore, la produzione e il trasporto, in larga parte come risultato della crescente urbanizzazione in Asia. In particolare la Cina e il Sud-Est asiatico mostrano la domanda di energia in più rapida crescita a livello globale, domanda che fin dai primi anni 2000 è stata soddisfatta per oltre il 90% dai combustibili fossili. Per permettere ai paesi asiatici di raggiungere il livello di crescita richiesto, i combustibili fossili sono destinati a rimanere un pilastro dell’approvvigionamento nei prossimi decenni. Secondo lo scenario target del 6° Asean Energy Outlook, pubblicato a novembre 2020 e da rivedere alla luce degli sviluppi del 2021 (compresi i risultati della COP26), la capacità di generazione da energia a carbone è destinata ad aumentare da 103 gigawatt (GW) nel 2020 a 207 GW nel 20401.

Guardando a queste tendenze, le tecnologie e il know-how che Eni ha sviluppato nel proprio percorso di innovazione stanno chiaramente emergendo come una risposta efficace alle esigenze di transizione energetica dell’area Asia Pacifico. In primo luogo, mentre i Paesi della regione iniziano a eliminare gradualmente il carbone dal loro mix energetico, in linea con una delle principali priorità della COP26, i progetti LNG-to-power si sono moltiplicati nella regione, incentivando la domanda di gas dal settore energetico. Eni mira ad aumentare la produzione locale di gas naturale in quest’area e a commercializzare volumi crescenti di gas naturale liquefatto (GNL) in sostituzione del carbone. Questo aspetto sarà cruciale per ridurre le emissioni dei Paesi dell’area APAC, permettendo al contempo di soddisfare la loro crescente domanda di energia2. Parallelamente, Eni intende fare leva sulla propria esperienza nelle fonti di energia rinnovabili come il solare e l’eolico, al centro della strategia dell’azienda con un aumento previsto a 60 GW nella propria capacità installata globale entro il 2050, per sostenere gli ambiziosi obiettivi di elettrificazione dei paesi dell’area APAC. L’elettrificazione è fondamentale anche per rendere la mobilità sempre più sostenibile, ma non è una soluzione sufficiente o abbastanza rapida per decarbonizzare il settore dei trasporti. A questo proposito, la leadership di Eni nella produzione e commercializzazione di biocarburanti avanzati rappresenta una soluzione immediata e complementare, promuovendo anche progetti di economia circolare basati sul riutilizzo degli scarti alimentari e agricoli attraverso filiere ecosostenibili. Il carburante Eni Biojet, che conterrà il 100% di componente biogenica e potrà essere combinato con il carburante convenzionale fino a un mix del 50%, giocherà un ruolo importante per soddisfare la domanda di carburante sostenibile per l’aviazione (SAF) che viene dai mercati in rapida crescita dell’aviazione regionale. La cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (meglio conosciuta con l’acronimo CCUS) potrebbe essere un altro strumento chiave per la decarbonizzazione dei sistemi energetici regionali e un primo abilitatore dell’economia dell’idrogeno, sbloccando la produzione di idrogeno low carbon a costi accessibili nel breve termine.

I Paesi più rilevanti di presenza Eni nell’Asia-Pacifico

Eni è presente in tredici paesi asiatici con attività che coprono l’intera catena del valore dell’energia. In linea con la strategia dell’azienda, anche in Asia le operazioni stanno progressivamente combinando i tradizionali progetti oil&gas con iniziative di transizione energetica – in vista della totale decarbonizzazione dei prodotti e dei processi Eni entro il 2050. Lo dimostrano gli sforzi che Eni sta portando avanti in alcuni dei più importanti paesi della regione.  

L’Indonesia è uno dei “giganti” dell’area APAC, e il suo recente obiettivo net zero al 2060 è stato una svolta nella regione. Tuttavia, questo si scontra con l’importante produzione ed esportazione di carbone dell’Indonesia (specialmente verso la Cina), e con la pianificata aggiunta di 33.000 MW alla produzione elettrica del Paese, la cui probabile eliminazione apre una significativa finestra di opportunità per gli sviluppi del gas naturale, insieme alle tecnologie di decarbonizzazione CCUS. Eni è ben posizionata per contribuire efficacemente a questi obiettivi, in quanto possiede già un totale di 12 blocchi esplorativi e produttivi di gas naturale. La società produce gas dal giacimento Jangkrik dal 2017 e dal giacimento Merakes dall’aprile 2021, rifornendo il mercato interno indonesiano e il portafoglio GNL di Eni: la maggior parte del gas viene liquefatto nell’impianto di Bontang e venduto alla società Pertamina con contratti a lungo termine, sostenendo in modo decisivo lo sviluppo dell’Indonesia e gli ambiziosi obiettivi di uscita dal carbone. Negli ultimi anni, Eni e Pertamina hanno anche esplorato nuove opportunità di cooperazione nella bioraffinazione, nell’economia circolare, nei prodotti a basso contenuto di carbonio, nella gestione dei rifiuti, nelle biomasse e nell’R&D.

Il Vietnam è un altro paese chiave nella strategia asiatica di Eni. L’azienda ha fatto una significativa scoperta di gas e condensati nell’offshore del Paese nel 2019, scoprendo risorse che potenzialmente giocheranno un ruolo cruciale nel ridurre la dipendenza dal carbone del Paese, sempre più in contrasto con il suo impegno net zero al 2050, garantendo al contempo la sua crescente domanda di energia. Inoltre, l’azienda ha discusso nuovi potenziali sviluppi negli ambiti delle rinnovabili, della filiera dei biocarburanti e di altri progetti ambientali.   

L’Australia rappresenta un altro esempio di integrazione della produzione di gas con i processi di decarbonizzazione e le rinnovabili. Eni opera nell’offshore nord-occidentale del Paese dai primi anni 2000, con attività incentrate sull’esplorazione e produzione di gas naturale. Nel 2019-2020 Eni ha acquisito tre impianti fotovoltaici per una capacità totale di quasi 60 MW nel Territorio del Nord, che rappresentano il suo ingresso nel mercato australiano delle rinnovabili. Inoltre, a maggio 2021, la società ha firmato un MoU con Santos per migliorare la cooperazione nello sviluppo di un impianto di cattura e stoccaggio/utilizzo della CO2 (CCUS) nell’area di Darwin, al servizio non solo degli asset di proprietà delle due società ma aperto a qualsiasi progetto di terzi interessati, con l’obiettivo a lungo termine di facilitare la creazione di un hub per la gestione della CO₂ nel Territorio del Nord in Australia.

Come maggiore emettitore mondiale di gas serra, i piani energetici della Cina e gli obiettivi net zero rimangono fondamentali per il successo dei processi globali di decarbonizzazione e transizione energetica. Gli impegni presi dal presidente Xi e sanciti dal 14° piano quinquennale (2021-2025) sono ambiziosi3, e devono essere conciliati con le enormi esigenze energetiche di un’economia dinamica, oltre che con l’eccessiva dipendenza del Paese dal carbone – soprattutto nel settore industriale, dove le grandi imprese statali (come il colosso China Energy Investment Corporation, il più grande produttore di carbone al mondo e generatore di energia a carbone) rappresentano circa il 65% delle emissioni totali di carbonio della Cina. La necessità di tagliare drasticamente la generazione a carbone e quindi aumentare la dipendenza dalle energie rinnovabili e dal gas naturale apre diverse opportunità nel settore energetico cinese in rapida evoluzione. Eni ha rafforzato la propria posizione nel Paese fin dal 1984 e oggi ha una presenza integrata nell’esplorazione e produzione oil&gas, nella fornitura di GNL, nelle tecnologie di raffinazione e nel trading di greggio e prodotti chimici. A dicembre 2020, la società ha firmato con l’International Cooperation Center della National Development and Reform Commission (ICC-NDRC) un accordo per promuovere la collaborazione nella transizione energetica, concentrandosi sulle fonti di energia a basso contenuto di carbonio, sulle tecnologie avanzate e sulle iniziative di economia circolare.

Il XXI secolo è stato definito da molti esperti come il “secolo asiatico” e il modo in cui i paesi dell’area APAC affronteranno la sfida energetica sarà decisivo per la transizione energetica globale. Tenendo questo a mente, negli ultimi anni Eni ha costruito una presenza integrata nel cuore di questa regione chiave per l’energia, con un forte impegno a diversificare le fonti di energia e a sostenere la crescita economica. Guardando al futuro, l’azienda sta cercando di rafforzare ulteriormente la propria presenza, facendo leva sulle proprie tecnologie proprietarie e sulle soluzioni di decarbonizzazione per aiutare i Paesi dell’area nel loro percorso verso un’energia più sicura e sostenibile per tutti.

 

Note

1 Il 60 Outlook, pubblicato a novembre 2020, è stato integrato nel 2021 dall’ASEAN Plan of Action for Energy Cooperation, Phase II 2021-2025, affermando che: “Tenendo conto della pandemia COVID-19, le proiezioni ACE indicano che l’approvvigionamento totale di energia primaria regionale (TPES) potrebbe diminuire leggermente del 3% nel 2040 nello stesso scenario di riferimento” (pag.1)

2 Develoments in Asia Downstream LNG, Wood Mackenzie, Dec.2021

3 Picco delle emissioni di COprima del 2030; neutralità carbonica prima del 2060; https://racetozero.unfccc.int/chinas-net-zero-future/ 

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