Dopo giorni di crescente tensione tra il governo civile e le forze armate, la leader Aung San Suu Kyi, vincitrice delle ultime elezioni, e altri alti esponenti del partito al governo, sono stati arrestati. I militari hanno dichiarato lo stato di emergenza per un anno e hanno annunciato che l’ex generale Myint Swe sarà presidente ad interim per tutta la durata dello stato d’emergenza.
I militari hanno giustificato il colpo di stato sostenendo “enormi irregolarità” nelle elezioni di novembre che la commissione elettorale non era riuscita a risolvere.
Il Presidente dell’Associazione Italia-ASEAN Enrico Letta, condannando fortemente la mossa dei militari, ha dichiarato che “ogni transizione democratica è fatta di tappe e di prassi che si affermano. Oggi il Myanmar fa un grave e inaccettabile passo indietro arrestando i leader che dovevano guidare questa transizione”.
La premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi ha lanciato un appello al popolo affinché si opponga ai militari. “Esorto la popolazione a non accettarlo, a rispondere e a protestare con tutto il cuore contro il colpo di stato”. Fonti Reuters riportano anche un appello a non fare uso di violenza e ad agire secondo la legge.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere e vanno tutte nella stessa direzione. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha riferito che “Gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi tentativo di alterare l’esito delle recenti elezioni o di impedire la transizione democratica del Myanmar, e prenderanno provvedimenti contro i responsabili se questi passi non saranno invertiti”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, condannando il golpe, ha affermato che “Questi sviluppi sono un duro colpo alle riforme democratiche. Le elezioni generali dell’8 novembre 2020 davano un forte mandato alla Lega nazionale per la democrazia, riflettendo la chiara volontà del popolo birmano di continuare sulla strada conquistata a fatica della riforma democratica”.
Il Myanmar dal 1997 ha aderito all’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, un’organizzazione politica, economica e culturale, fondata nel 1967 con lo scopo di promuovere la cooperazione e l’assistenza reciproca fra gli stati membri per accelerare il progresso economico e aumentare la stabilità della regione. Il Myanmar, indipendente dalla Gran Bretagna dal 1948 e guidato da una giunta militare dal 1962, nel 2010 ha avviato una transizione verso la democrazia con una serie di graduali riforme politiche, instaurando un governo civile, scarcerando gli oppositori politici tra cui Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, e convocando libere elezioni parlamentari.
Ad oggi il Myanmar resta uno dei paesi più poveri e meno sviluppati del pianeta e dopo decenni di stagnazione, embargo internazionale e isolamento economico, dal 2011 il paese sta registrando un forte sviluppo economico in tutti i settori. Il colpo di stato di oggi mette a rischio la transizione democratica e mina quella stabilità politica indispensabile alla crescita economica.