Il colosso thailandese PTT punta alla produzione di idrogeno verde e alla ripartenza dei rapporti diplomatici con l’Arabia Saudita.
Il colosso petrolifero statale thailandese, PTT Group, investirà sette miliardi di dollari in idrogeno verde con la principale società di energia rinnovabile dell’Arabia Saudita, ACWA Power, puntando contemporaneamente alla decarbonizzazione e alla ripartenza dei rapporti diplomatici tra i due Paesi.
L’investimento fa parte dei diversi approcci adottati da PTT Group per trovare un equilibrio tra la riduzione delle emissioni e il mantenimento della redditività. L’accordo si rivelerebbe anche un passo importante nel ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due regni, interrotte per circa 32 anni fino a gennaio 2022. Le due società, unite dall’Autorità Statale per la Generazione di Energia Elettrica della Thailandia, hanno firmato a novembre un memorandum d’intesa per avviare il progetto. L’impegno di investimento di sette miliardi di dollari si profila come un ulteriore passo avanti nella sua realizzazione.
Auttapol Rerkpiboon, il CEO di PTT, ha affermato che il progetto mira a costruire un impianto in Thailandia con una capacità produttiva di 225.000 tonnellate di idrogeno all’anno, il primo provvedimento necessario a far diventare la Thailandia un esportatore internazionale, nonché il principale fornitore ASEAN, di energia verde. Il piano d’investimento servirà all’identificazione dell’idrogeno verde come futura fonte di energia per creare domanda e alimentare sempre più l’utilizzo di veicoli elettrici nella regione.
A differenza dell’idrogeno “marrone” e “grigio”, la cui generazione prevede combustibili fossili, l’idrogeno verde si ottiene utilizzando esclusivamente fonti energetiche rinnovabili e, di conseguenza, genera zero emissioni. Sulle orme di molti altri Paesi, come l’Arabia Saudita, il Kazakistan, Singapore e l’Australia, anche la Thailandia sta investendo importanti risorse economiche nella produzione di idrogeno verde su scala gigawatt. La strategia net-zero di PTT si allinea così agli impegni del governo thailandese per raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050 e le emissioni net-zero di gas serra entro il 2065. Tuttavia, l’utilizzo dell’idrogeno verde su scala industriale richiede due fattori fondamentali – elevata capacità e basso costo del capitale – per abbassare i prezzi a un livello competitivo e incoraggiare le persone a smettere l’uso di combustibili fossili. In tal senso, PTT sta provando a generare ecosistemi di offerta per aumentare la domanda. La sua controllata PTT Oil and Retail ha stretto una partnership con Bangkok Industrial Gas, Toyota Daihatsu Engineering & Manufacturing e Toyota Motors, per creare stazioni di ricarica dell’idrogeno nel corridoio economico orientale del regno, una zona industriale speciale nel distretto di Bang Lamung, nella provincia di Chonburi. La stazione dovrebbe servire veicoli a celle a combustibile che saranno utilizzati come limousine dall’aeroporto di U-Tapao verso le famose destinazioni turistiche di Pattaya, Chonburi e aree circostanti.L’investimento negli impianti di produzione di idrogeno verde aiuterà sicuramente a sanare le relazioni tra la Thailandia e il regno saudita decenni dopo che i loro legami furono raffreddati dal Blue Diamond Affair, iniziato con il furto di gioielli dal palazzo di un principe saudita ad opera del giardiniere tailandese Kriangkrai Techamong nel 1989. Un furto dal valore di 20 milioni di dollari, tra cui un diamante blu da 50 carati. I due Paesi hanno raggiunto un disgelo diplomatico solo nel gennaio 2022, quando il primo ministro Prayuth Chan-ocha ha effettuato la prima visita di un capo di governo in oltre tre decenni. Dopo la ripresa delle relazioni, un ulteriore segnale dell’avvenuto disgelo tra i due Paesi, è arrivato dal colosso petrolifero statale saudita Aramco, che ha incrementato a PTT Group la fornitura di greggio, prodotti petrolchimici e gas naturale liquefatto.