Più di 2,6 milioni di persone sono sfollate in questo momento. Le ultime novità sul conflitto civile birmano
Di Luca Menghini
Ad oggi, il Myanmar si trova coinvolto in un conflitto complesso e brutale che sta avendo un impatto significativo nel Sud-Est asiatico. La giunta militare del Myanmar, attraverso il suo esercito, il Tatmadaw, sta avendo molte difficoltà nel mantenere il controllo del paese alla luce della crescente resistenza dei vari gruppi etnici insorgenti e delle forze a favore della democrazia. Questa guerra sta avendo effetti profondi, influenzando la stabilità regionale, i diritti umani e le relazioni internazionali.
Il conflitto in Myanmar si è intensificato a seguito del colpo di stato militare del 1 febbraio 2021, che ha rovesciato il governo democraticamente eletto guidato da Aung San Suu Kyi. Il colpo di stato ha provocato diffuse proteste e la nascita di un movimento di resistenza armata in espansione. Le organizzazioni armate etniche (Ethnic Armed Organizations, EAOs) e le nuove Forze di Difesa Popolare (People’s Defense Forces, PDFs) si sono unite contro la giunta militare.
Il Tatmadaw sta subendo numerose battute d’arresto, perdendo diversi territori chiave, in particolare nello stato del Rakhine, dove l’Arakan Army ha fatto sostanziali avanzamenti. Questa perdita ha costretto i militari a ricorrere a misure disperate, inclusa la coscrizione forzata dei maschi di etnia Rohingya. Queste nuove reclute, spesso costrette a combattere sotto minaccia, sono mandate a combattere in una guerra che ha già devastato le loro comunità.
I Rohingya sono stati sottoposti a una severa persecuzione per decenni da parte del governo del Myanmar, con la repressione del 2017 che ha portato all’accusa di genocidio. Ora, si trovano intrappolati tra la giunta militare e gli insorti. Il reclutamento forzato dei Rohingya non mostra solo la disperazione del Tatmadaw, ma esaspera la tensione e rischia di alimentare ulteriormente i conflitti etnici.
L’importanza strategica del Myanmar è evidente vista la sua posizione, che fa da ponte tra l’Asia meridionale e il Sud-Est asiatico. Il conflitto impatta le tradizionali rotte commerciali della regione e le dinamiche di sicurezza. L’ASEAN, che tradizionalmente adotta una politica di non interferenza, sta trovando difficile e complesso mantenere una stabilità regionale. Gli stati membri sono infatti preoccupati per quanto riguarda la crisi umanitaria e il potenziale che ha il conflitto di diffondersi nei paesi confinanti.
Le due potenze asiatiche, Cina e India, hanno entrambe interessi significativi in Myanmar e stanno navigando in un complesso scenario geopolitico. La Cina, in particolare, ha investito in maniera massiccia nel China-Myanmar Economic Corridor, cruciale per la sua Belt and Road Initiative. Ogni instabilità è quindi fonte di grandi preoccupazioni per questi progetti, portando la Cina a facilitare un canale diplomatico per mitigare gli effetti economici negativi del conflitto.
La situazione umanitaria del Myanmar è molto grave. Più di 2,6 milioni di persone sono sfollate in questo momento e l’abuso dei diritti umani è rampante e diffuso. La comunità internazionale, incluse le Nazioni Unite, ha condannato le violenze e chiesto di inasprire le sanzioni. Nell’aprile del 2024, l’Unione Europea ha rinnovato le sanzioni al Myanmar, che includono anche 19 individui legati alla giunta militare. Questa azione si allinea alle azioni di Paesi come gli Stati Uniti, che continuano a pressare la giunta militare attraverso pressioni economiche e diplomatiche.
Nonostante questi tentativi, gli interessi geopolitici complicano l’unità della risposta internazionale. Il risultato del conflitto infatti rimane incerto. La presa sul potere del Tatmadaw sta diminuendo, ma le forze di opposizione hanno delle sfide nel coordinarsi e nel trovare le risorse economiche per portare avanti la lotta al regime. Le possibilità di un accordo che possa essere negoziato sembrano distanti e il rischio che vi sia una prolungata guerra civile è molto alto.
La situazione in Myanmar richiede molta attenzione. Come il conflitto evolverà avrà un impatto significativo sulla stabilità regionale e sulle vite di milioni di persone. L’ASEAN e, più in generale, la comunità internazionale devono navigare una crisi complessa, bilanciando gli interessi geopolitici con il bisogno urgente di pace e di aiuti umanitari.
Il futuro del Myanmar passa dalla risoluzione del conflitto. La strada verso la pace è costellata di sfide, ma rimane essenziale per la stabilità e la prosperità del Sud-Est asiatico. La comunità internazionale deve continuare a mettere pressione affinché ci sia una soluzione pacifica e giusta, nella quale tutte le voci del Myanmar vengano ascoltate e rispettate. Inoltre, il recente coinvolgimento dei volontari stranieri e il supporto internazionale per il movimento di resistenza sottolineano la dimensione globale del conflitto, evidenziando il bisogno urgente di un approccio più coordinato e inclusivo dal punto di vista internazionale per riportare la pace e risolvere il conflitto.