Sono numerose le opportunità di cooperazione tra Nuova Delhi e i Paesi del Sud-est asiatico, così come è alto il potenziale per approfondire tale relazione.
Articolo di Aishwarya Nautiyal
Con l’emergere dello sviluppo economico e di una maggiore influenza da parte dell’India, uno dei principali obiettivi dei responsabili politici è stata la cosiddetta “Look East Policy” (politica rivolta a est), in cui l’ASEAN ha assunto un ruolo fondamentale, favorendo la collaborazione allo scopo di promuovere gli interessi commerciali, economici e di sicurezza dell’India. Uno dei principali accordi è stato il “Free Trade Agreement”, ossia un accordo di libero scambio firmato da India e ASEAN a Bali, in Indonesia, nel 2009. Le mutevoli dinamiche internazionali e la crescente importanza della regione indopacifica rendono questa partnership un nodo centrale per la stabilità e la realizzazione di un coordinamento sostenibile nell’odierno mondo globalizzato. Un gruppo di dieci nazioni con variazioni nella crescita economica e molte risorse a disposizione ha gettato solide basi grazie a una liberalizzazione delle tariffe pari al 90%, rendendo questo FTA uno dei più grandi accordi di libero scambio nel mondo, e comprende inoltre alcuni prodotti pregiati come l’olio di palma, il tè e il caffè.
L’India prevede di esportare 46 miliardi di dollari nell’anno finanziario 2022, ed è tra le più grandi regioni commerciali verso il raggiungimento dell’obiettivo di 400 miliardi di dollari a livello globale. La cooperazione principale proviene dal settore ingegneristico, in cui l’ASEAN detiene il 15% della quota delle esportazioni indiane, pari a 35,3 miliardi di dollari nel 2021 e con un nuovo obiettivo fiscale di 105 miliardi di dollari per il 2022. Nello scenario globale, questa cooperazione sta diventando un’importante catena di approvvigionamento e del valore incentrata sulla partnership reciproca e sui mercati dell’export. L’ASEAN stessa è il terzo partner esportatore e il quinto partner commerciale dell’India al mondo. Mentre si guarda alla crescente interazione tra i due partner, tra i responsabili politici indiani hanno suonato un campanello d’allarme, dal momento in cui si è visto come la riduzione delle tariffe stia portando una maggiore partecipazione da parte dell’ASEAN nei mercati indiani rispetto a quanto l’India partecipi nei mercati competitivi delle economie ASEAN. Ciò è dovuto al fatto che alcuni dei Paesi più importanti come Singapore, Malesia e Indonesia sono economie esportatrici, ed hanno un vantaggio competitivo con un rapporto più alto tra PIL ed export di beni.
Il Kerala è uno dei maggiori esportatori, comprese le esportazioni nazionali di prodotti agricoli. La gomma, il caffè, il pesce sono la principale fonte di reddito, mentre la minore produttività dovuta all’aumento delle importazioni per poter raggiungere prezzi competitivi sta danneggiando l’industria agricola. L’importazione di pesce, gomma e olio di palma a minor prezzo dalla Malesia e dall’Indonesia può costituire uno dei maggiori ostacoli; ha già colpito la produzione locale causando una riduzione della domanda. L’aumento della concorrenza dovuta alle importazioni dall’ASEAN ha posto alcune sfide al governo, che ha l’arduo compito di mantenere l’equilibrio tra agricoltura locale e liberalizzazione del commercio. Un’altra grande sfida è la variazione della stabilità economica e politica dell’ASEAN. Il Myanmar, in cui persiste l’instabilità politica, è il sorvegliato speciale nella visione che ha Nuova Delhi del Sud-est asiatico.
Un’altra sfida che questa cooperazione ha dovuto affrontare è il boicottaggio dell’esportazione di olio di palma malese in India da parte dei commercianti, che ha suscitato forti preoccupazioni tra gli Stati membri. L’India ha giudicato l’intervento della Malesia un’ingerenza nei propri affari interni quando il governo indiano ha revocato lo statuto speciale del Kashmir nel 2019. In quest’occasione, la dichiarazione del primo ministro malese Mahathir Mohamad, che si opponeva alla revoca, ha provocato una nuova spaccatura fra i due Paesi, in seguito a cui l’India ha deciso di imporre limiti sulle importazioni di olio di palma dalla Malesia. Queste dinamiche politiche e alcune tensioni mettono in evidenza un aspetto importante: è necessario un forte coordinamento da parte della diplomazia per attuare importanti misure di confidence building. Ciononostante, emergono sfide e interessi strategici, e i negoziati attraverso dialoghi multilaterali stanno facendo in modo che si trovino alternative per affrontare tali questioni. La crescente importanza dell’ASEAN e dell’Oceano Indiano fa emergere nuove possibilità in cui le controversie nel Pacifico possono essere considerate come un nuovo punto focale per migliorare la partnership strategica e modificare le dinamiche riguardanti la sicurezza.
Il dilemma di Malacca è uno degli aspetti centrali in cui le isole indiane di Andamane e Nicobare sono posizionate strategicamente nei pressi della principale rotta commerciale dello Stretto di Malacca, e la sua posizione geografica è condivisa con le principali economie come Tailandia, Malesia, Singapore e Indonesia; questo fa sì che l’India abbia confini marittimi con i vicini Paesi dell’ASEAN. Negli ultimi anni si è rafforzata la cooperazione reciproca in vari ambiti del settore della difesa, fra cui le esercitazioni militari, lo sviluppo tecnologico, il commercio di armi e lo sviluppo reciproco delle infrastrutture. Lo stretto di Malacca è una delle importanti rotte commerciali che si trova sotto la supervisione degli Stati regionali e in cui vengono promosse collaborazioni reciproche per garantire la libera navigazione e il commercio fra Paesi in conformità con le leggi internazionali, anche allo scopo di promuovere ed esplorare nuove opportunità economiche in scenari geopolitici mutevoli e complessi. D’altro canto, la cooperazione nel settore della difesa fra India e Vietnam, la vendita, per la prima volta, di missili supersonici Brahmos alle Filippine e l’utilizzo di jet da combattimento Tejas da parte dell’aeronautica militare della Malesia sono da ritenersi un elemento di confidence building che si inserisce in varie dinamiche di cooperazione strategica e sicurezza, condividendo le preoccupazioni reciproche sulle controversie regionali.
Rafforzare questo rapporto sfaccettato, dalla cooperazione politica e per la sicurezza alla partecipazione sociale, culturale e linguistica, è un obiettivo della nuova visione dell’India nell’ “Act East Forum” per i suoi Stati nord-orientali e il suo sviluppo delle infrastrutture, con l’aiuto di investimenti giapponesi che mirano ad una maggior collegamento con i vicini Paesi dell’ASEAN. Il porto di Sittwe nella provincia di Rakhine, in Myanmar, che è stato sviluppato con l’intento di sviluppare le infrastrutture e i trasporti, e garantire inoltre l’accesso alla Baia del Bengala al Mizoram, Stato nord-orientale dell’India privo di sbocco sul mare, e più all’interno. Un altro progetto trilaterale riguarda l’autostrada che collega Moreh (India) a Mae Sot (Thailandia) passando per Mandalay (Myanmar), ed è un esempio della collaborazione India-ASEAN per costruire nuove infrastrutture, con futuri piani di espansione verso Laos, Cambogia e Vietnam. Questi progetti hanno destato forte interesse nel governo del Bangladesh, alla ricerca di un’opportunità nello sviluppo delle infrastrutture fra India e ASEAN collegando Dhaka per estendere la propria rete infrastrutturale; il Bangladesh può inoltre fornire l’accesso a Paesi senza sbocco sul mare come il Nepal e il Bhutan ai membri dell’ASEAN attraverso l’India nord-orientale. Riconoscere questo potenziale di sviluppo reciproco può approfondire e rafforzare nuove prospettive per la regione, forgiando un forte legame storico-culturale tra i partner regionali e la loro ricca storia comune.