Dopo decenni di lento avvicinamento, la Cina e l’ASEAN continuano ad intensificare la propria cooperazione.
Nel corso degli ultimi decenni, i rapporti tra la Repubblica Popolare Cinese e l’ASEAN sono cambiati radicalmente. Alla sua nascita nel 1967, l’ASEAN, sorta, oltre che in nome di una maggiore cooperazione economica anche per contrastare l’espansione del comunismo nella regione del Sud-Est asiatico, veniva vista con sospetto dalla Cina. Al tempo, la Repubblica Popolare Cinese, formalmente vicina all’URSS, vedeva la creazione dell’Associazione come un diretto affronto alla tenuta dei due regimi. Ben presto, però, con la crisi dei rapporti sino-sovietici e il conseguente disgelo tra la Cina e gli Stati Uniti, il clima di ostilità tra la Repubblica Popolare e l’ASEAN si attenuò progressivamente. Già a partire dalla metà degli anni ’70, infatti, alcuni Stati membri dell’ASEAN cominciarono a stabilire rapporti diplomatici con la Cina. Cruciale nel rafforzare le relazioni tra Cina e ASEAN, però, fu lo scoppio della crisi finanziaria asiatica del 1997-98. I Paesi del Sud-Est asiatico, fortemente colpiti e profondamente amareggiati dalla mancanza di assistenza finanziaria da parte di storici alleati quali Stati Uniti e Giappone, apprezzarono enormemente l’iniziativa cinese di sostenere l’economia thailandese con oltre un miliardo di dollari in aiuti e l’impegno da parte della Repubblica Popolare a non svalutare lo yuan. Di altrettanto valore agli occhi dei Paesi del Sud-Est asiatico fu, negli stessi anni, la proposta cinese di creare un’area di libero scambio Cina-ASEAN, la prima proposta da parte di qualsiasi Paese che prevedesse un accordo con l’intera Associazione e non soltanto con suoi singoli Stati membri. Benché consci dei rischi di un eccessivo rafforzamento economico della Repubblica Popolare, i Paesi ASEAN decisero di accogliere con favore l’approccio conciliante di Pechino e di siglare un accordo di libero scambio con la Cina nel 2002.
Tuttavia, la crescente assertività cinese nel Pacifico meridionale, abbinata al sempre maggiore peso economico di Pechino nella regione, hanno reso i rapporti tra le due potenze più incerti nell’ultimo decennio. Nonostante le molteplici rassicurazioni di Pechino, alcuni Stati membri dell’ASEAN, in particolare, sono preoccupati di un eccessivo sbilanciamento di potere verso la Cina nel Sud-Est asiatico. Allo stesso tempo, l’ASEAN e i suoi membri sono consapevoli delle immense potenzialità economiche, e non solo, che possono derivare da una sempre più stretta cooperazione con la Cina e così lo è la Repubblica Popolare. Non è passata di certo inosservata né all’ASEAN né tantomeno alla Cina l’enorme prosperità economica che l’integrazione commerciale ha portato a entrambe le potenze. Il volume degli scambi bilaterali tra Cina e ASEAN è cresciuto dai soli 7,9 miliardi di dollari del 1991 agli oltre 483 miliardi del 2018, facendo della Cina di gran lunga il primo partner commerciale dell’ASEAN e, a sua volta, dell’ASEANil primo partner commerciale della Cina, perlomeno dallo scoppio della pandemia di Covid-19. La Cina, con il suo enorme mercato di 1,4 miliardi di potenziali consumatori, è diventata una destinazione privilegiata per i prodotti dei Paesi ASEAN e, parallelamente, le economie del Sud-Est asiatico sono divenute preziose recettrici degli investimenti diretti esteri cinesi per un valore di quasi 10 miliardi di dollari nel solo 2018. A coronamento di questa crescente cooperazione, proprio in occasione di una sua visita ufficiale nel Sud-Est asiatico, il Presidente cinese Xi Jinping ha presentato nell’ottobre 2013 il progetto della Belt and Road Initiative (BRI), atto, tra gli altri obiettivi, a rafforzare “la costruzione di una comunità coesa tra Cina e ASEAN”. I Paesi del Sud-Est asiatico hanno accolto la proposta in maniera ambivalente, da un lato evidenziando le grandi opportunità di sviluppo ad essa associate, ma, dall’altro, rimanendo vigili circa i rischi di uno strapotere cinese nella regione. Benché consapevoli dell’immenso potenziale che le loro economie possono ottenere dalla BRI, l’interesse primario dei Paesi ASEAN risiede nel fatto che nessuna potenza sconvolga l’equilibrio di potere nella regione del Sud-Est asiatico. Per prosperare, infatti, l’ASEAN e i suoi Stati membri hanno bisogno di mantenere buoni rapporti sia con gli Stati Uniti che con la Cina e, a sua volta, che le relazioni tra gli USA e la Cina nell’Asia-Pacifico rimangano stabili. Qualsiasi ulteriore passo nella direzione dell’integrazione tra la Cina e l’ASEAN non potrà che tenerne conto.
Negli ultimi decenni, le relazioni tra l’ASEAN e la Cina si sono evolute da un rapporto caratterizzato dallo scetticismo reciproco verso una partnership dinamica e stimolante. Al netto di alcune preoccupazioni che persistono nei rapporti Cina-ASEAN, quest’evoluzione è la testimonianza dell’importanza della cooperazione internazionale. La sfida nei prossimi anni per la Repubblica Popolare e per i Paesi del Sud-Est asiatico è quella di continuare nella direzione della collaborazione commerciale e politica nell’ambito di un equilibrio regionale nell’Asia-Pacifico.