Dopo 20 anni Singapore cambia Premier. E per la prima volta non si tratta di un membro della famiglia Lee
Di Francesco Mattogno
Il 15 maggio Singapore avrà un nuovo primo ministro, il quarto della sua storia. Come è sempre accaduto dall’indipendenza della città-stato (1965) a oggi, anche in questo caso il passaggio di consegne non sarà dovuto al risultato di un’elezione, o a un voto di sfiducia in parlamento. Per la terza volta da quando è al potere, cioè da sempre, il Partito Popolare d’Azione (PAP) ha programmato con cura e largo anticipo il cambio di leadership, che passerà nelle mani della “quarta generazione” (4G) di leader del partito.
Lo scorso 15 aprile l’attuale premier Lee Hsien Loong, in carica dal 2004, ha annunciato che lascerà il posto a Wong Shyun Tsai, per tutti Lawrence Wong. A sottolineare come tutto sia stato organizzato nei minimi particolari, con un mese di anticipo si è già a conoscenza dell’orario in cui si terrà la cerimonia di giuramento nel palazzo presidenziale di Singapore, cioè alle 20:00 del 15 maggio, appunto. Wong diventerà così il quarto primo ministro nella storia del Paese, il secondo a non essere un membro della famiglia Lee.
Lee Hsien Loong è infatti il figlio maggiore di Lee Kuan Yew, salito al potere nel 1959 e primo premier della storia indipendente della Repubblica di Singapore, divenuta uno stato autonomo nel 1965 a seguito della scissione dalla Malaysia. Il PAP governa ininterrottamente da allora, legittimato dall’enorme crescita economica della città-stato, che nel corso dei decenni ha trasformato in uno dei principali centri finanziari del mondo. A Singapore si tengono regolarmente delle elezioni, che il PAP ha sempre stravinto, monopolizzando il parlamento. Le prossime sono previste entro novembre del 2025, ma potrebbero essere anticipate.
Il cambio di leadership avviene forse nel momento più delicato della storia del PAP. Intanto, al contrario di quello che accadde durante il passaggio di consegne nel 1990 tra Lee Kuan Yew e il suo successore, Goh Chok Tong, la storica presa della famiglia Lee sul partito sembra destinata a svanire nel prossimo futuro. All’epoca Goh nominò subito Lee Hsien Loong come suo vice, rendendo già chiaro come sarebbe stato lui il futuro leader del PAP e premier del paese, con un oltre decennio di anticipo.
Oggi invece non sembrano vedersi all’orizzonte degli eredi dei Lee pronti a mantenere il PAP un bene di proprietà della famiglia anche nei decenni a venire. Questo farà di Wong il primo premier a non avere connessioni esplicite con i Lee, anche se è probabile che, almeno per i prossimi anni, Lee Hsien Loong continuerà a esercitare la sua influenza sul PAP e quindi sul paese.
Complice anche questa situazione, il partito ha iniziato a mostrare segni di fragilità. Wong non era la prima scelta per il cambio di leadership. Prima di lui nel 2018 era stato designato Heng Swee Keat, che avrebbe dovuto prendere il posto di Lee già qualche anno fa. Lo scoppio della pandemia da Covid ha portato il PAP a rimandare la transizione, la cui stabilità è stata poi messa in discussione dalle elezioni del 2020, nelle quali il partito ha conquistato “solo” 83 dei 93 seggi elettivi, uno dei peggiori risultati della sua storia. L’esito relativamente modesto del voto ha convinto Heng a farsi da parte.
La pandemia si è invece rivelata un’occasione, per Wong. Già ministro delle Finanze e vicepremier, Wong si è fatto notare per il buon lavoro portato avanti da copresidente della task force messa in piedi dal governo per gestire l’emergenza causata dal Covid. Nel 2022 i vertici del PAP lo hanno quindi nominato leader della 4G e di fatto successore di Lee, ma non all’unanimità (15 favorevoli su 19), denotando quantomeno una leggera frammentazione interna. A questo vanno sommati gli scandali che negli ultimi mesi hanno portato tecnicamente alle dimissioni, in pratica all’allontanamento, dello speaker del parlamento Tan Chuan-Jin (per una storia extraconiugale con una deputata) e del ministro dei Trasporti, Subramaniam Iswaran, accusato di corruzione (ne avevamo parlato qui).
Le due vicende hanno fatto scalpore, minando l’immagine di integrità e correttezza che il PAP si è costruito nel corso dei decenni e contribuendo al rafforzamento dell’opposizione, guidata dal Partito dei Lavoratori (WP). Gli esponenti della 4G del partito non godono quindi dello stesso livello di adulazione mostrata dai singaporiani verso i leader precedenti (non mancano già i nostalgici e le agiografie di Lee Hsien Loong).
Wong dovrà vedersela con questo e con una situazione interna che non è delle migliori. Nonostante il reddito pro-capite di Singapore resti tra i più alti al mondo (80 mila dollari nel 2022), le disuguaglianze di reddito tra la fascia alta e bassa della popolazione sono in aumento, così come il costo della vita. Questo sta portando i singaporiani a fare sempre meno figli o a lasciare la città-stato, mentre la percezione del paese come centro finanziario stabile sta venendo intaccata dall’incremento della corruzione e dal riciclaggio di denaro “sporco”. Le varie crisi internazionali stanno inoltre mettendo in discussione l’ordine internazionale che ha permesso a Singapore di prosperare negli ultimi decenni.