Che cosa aspettarsi dal summit del G20 di Bali

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L’obiettivo dichiarato della presidenza indonesiana era quello di riportare l’attenzione verso i Paesi emergenti e in via di sviluppo, ma purtroppo si sono messe di mezzo la geopolitica e la guerra in Ucraina

Articolo di Ilaria Zolia

L’Indonesia sta finalizzando i preparativi per ospitare il summit G20 del 15-16 novembre a Bali. Joko Widodo, Presidente indonesiano e Presidente di turno del G20, ha visitato Kiev e Mosca a fine giugno per incontrare Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, diventando il primo leader asiatico ad incontrare entrambi i capi di Stato dall’inizio della guerra. La visita di Widodo, ha sottolineato il Ministro degli Esteri indonesiano Retno Marsudi, “sottolinea la preoccupazione per le questioni umanitarie, nel tentativo di contribuire a risolvere la crisi alimentare causata dalla guerra, così come le sue conseguenze”. In diversi forum a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Marsudi ha ripetuto lo stesso mantra: “In qualità di nazione ospitante, l’Indonesia è intenzionata a far progredire il multilateralismo e a promuovere la crescita economica post-pandemia”. 

All’alba della presidenza di turno del G20 e raccogliendo il testimone dall’Italia, Widodo aveva affermato che l’Indonesia, durante la sua presidenza, sperava di offrire una piattaforma per partenariati globali e finanziamenti internazionali per sostenere la transizione energetica verso fonti rinnovabili più pulite. Giacarta conosce bene le difficoltà delle economie emergenti davanti alle trasformazioni che la transizione energetica richiede. Quella che viene considerata una delle principali soluzioni sul tavolo è, per i Paesi in via di sviluppo, una sfida che richiede innanzitutto l’accesso universale all’energia elettrica di qualità. La sola Indonesia ha la sovranità su 17,500 isole e una capitale che sta sprofondando, mentre la politica economica è profondamente radicata intorno alle fonti fossili. I progetti sono tanti e ambiziosi, come un parco solare a Java che verrà completato entro la fine del 2022 e sarà, con i suoi 145 Megawatt, il più grande del Paese. 

L’obiettivo dichiarato della presidenza indonesiana era quello di riportare l’attenzione verso i Paesi emergenti e in via di sviluppo, ma purtroppo si sono messe di mezzo la geopolitica e la guerra. La gran parte delle discussioni nei mesi prima del summit si è concentrata sulla presenza di Vladimir Putin, Xi Jinping e Joe Biden e sugli eventuali incontri bilaterali fra i tre leader di Russia, Cina e Stati Uniti. Nelle sue osservazioni al Global Governance Group Forum tenutosi a New York, Marsudi ha sottolineato la necessità del vertice del G20 di produrre risultati che vadano a beneficio di tutti, senza lasciarsi sovrastare dalle questioni geopolitiche attuali. L’ex leader indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha invitato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a incontrare gli omologhi russo e cinese Vladimir Putin e Xi Jinping al vertice del G20 di Bali il mese prossimo per scongiurare la “reale possibilità di una terza guerra mondiale”. Si tratterebbe del primo incontro di Biden con entrambi i leader di Mosca e Pechino dall’inizio della guerra in Ucraina. “L’Europa e l’Asia orientale potrebbero tirare un sospiro di sollievo” se il summit di Bali fosse un successo, dice Yudhoyono.

In questo scenario di tensioni, la presidenza indonesiana del G20 sta da tempo camminando sul filo del rasoio per difendere la sua posizione neutrale circa la guerra in Ucraina. Le rivalità tra l’Occidente e il Cremlino rappresenteranno una sfida per il Paese ospitante del summit, il quale non si è mai schierato apertamente mantenendo la linea della “terza via” dell’ASEAN basata su neutralità e pacifismo. Nonostante le pressioni, l’Indonesia ha finora “gestito con successo le pressioni”, secondo Ina Hagniningtyas Krisnamurthi, Ambasciatore indonesiano in India. “Speriamo di avere un comunicato congiunto… e speriamo di essere un buon ospite per tutti coloro che verranno a Bali”, ha dichiarato al quotidiano indiano The Economic Times

Per Giacarta il G20 rappresenta ancora un forum che ha come fulcro lo sviluppo economico che dia impulso alla cooperazione tra economie emergenti e potenze globali. Secondo Teuku Rezasyah, esperto di relazioni internazionali dell’Università di Padjadjaran a Giava Ovest, è probabile che il vertice si concluda senza un comunicato congiunto a causa delle accese tensioni tra i membri, il che sarebbe lo stesso risultato dell’incontro preparatorio al Vertice dei Ministri degli Affari Esteri che si è tenuta dal 7 all’8 luglio a Bali. “Se non c’è un comunicato congiunto, ci dovrebbe essere una dichiarazione del Presidente che illustri le questioni contestate dai membri del G20, in modo da poter vedere quali membri violano i principi del G20 e quali li sostengono”, ha aggiunto. Infatti, alla riunione i Ministri degli Esteri dei Paesi del G20 partecipanti non sono riusciti a trovare un punto di incontro sulla guerra in Ucraina e sul suo impatto globale. Alla riunione era presente anche il Ministro Russo Sergei Lavrov, il quale ha lasciato la sessione ministeriale mentre la sua omologa tedesca Annalena Baerbock stava criticando Mosca per la guerra in Ucraina. Widodo ha sempre sottolineato l’importanza della partecipazione di tutti i leader. In un’intervista rilasciata a Bloomberg il 19 agosto, ha dichiarato: “Stiamo attraversando una crisi alimentare e una crisi energetica. L’Indonesia vuole essere amica di tutti i Paesi, non abbiamo problemi con nessuno. Quello che vogliamo è che questa regione sia stabile, pacifica, in modo da poter costruire una crescita economica. E penso che non solo l’Indonesia, ma anche i Paesi asiatici vogliono la stessa cosa”, ha concluso. Durante la sua presidenza del G20, l’Indonesia ha elaborato un’agenda che riflette gli interessi dei Paesi in via di sviluppo in materia di architettura sanitaria globale, trasformazione dell’economia digitale e transizione energetica. Giacarta spera che in qualche modo la sua agenda non venga del tutto cancellata dalla geopolitica.

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