Se Washington vuole rilanciare il suo ruolo nel Sud-Est asiatico, anche la politica commerciale è un tassello fondamentale per competere con Pechino.
America is back. Soprattutto nel Sud-Est asiatico. A meno di un anno dal suo insediamento, l’amministrazione Biden sembra aver riservato alla regione la maggior parte delle sue attenzioni. Il Presidente Biden ha ripreso in mano la strategia Pivot to Asia di Obama dopo gli scossoni dell’era Trump, mettendo in campo tutte le figure chiave del suo esecutivo: la Vicepresidente Harris si è recata in Vietnam e Singapore, il Segretario di Stato Blinken ha preso parte a incontri di alto livello con i suoi omologhi ASEAN e anche il Segretario alla difesa Austin ha visitato Singapore. La strategia statunitense passa anche per il rilancio della cooperazione strategica con gli altri suoi partner regionali, riaffermando l’”alleanza indistruttibile” con il Giappone e inaugurando il patto a tre AUKUS con Australia e Gran Bretagna – una mossa che ha causato tensioni con la Cina e anche con la Francia. La sicurezza non è però l’unico campo in cui si registra un rinnovato impegno degli Stati Uniti. In tempi di Covid e crisi climatica, la cooperazione con ASEAN tocca anche la sanità e lo sviluppo sostenibile. E il commercio?
Se guardiamo ad appena due anni fa, l’U.S.-ASEAN Business Council lamentava l’assenza dell’amministrazione Trump in un periodo di grandi novità per la politica commerciale del blocco asiatico: la trattativa sullo storico accordo RCEP era nelle sue fasi avanzate e l’UE rafforzava i suoi legami economici con Singapore e Vietnam attraverso due ambiziosi accordi di libero scambio. Con il cambio di amministrazione a Washington, possiamo aspettarci delle novità nei rapporti commerciali tra USA e ASEAN. Il punto di partenza è di tutto rilievo: l’ASEAN è, per dimensioni, il quarto mercato al mondo (con un PIL di quasi 3 trilioni e 647 milioni di consumatori) e, per volume corrente degli scambi, l’undicesimo partner commerciale degli Stati Uniti. Le imprese statunitensi esportano nei paesi ASEAN merci per circa 86 miliardi di dollari e importano prodotti per circa 206 miliardi di dollari. La bilancia commerciale risulta dunque nettamente a favore dei paesi ASEAN (120 miliardi di dollari). Mettendo a confronto la bilancia commerciale USA-ASEAN con quella UE-ASEAN, emerge che le aziende europee esportano beni per un valore maggiore (quasi 100 miliardi di dollari) e importano merci per un valore minore (146 miliardi di dollari), con un deficit commerciale di circa 47 miliardi di dollari a favore di ASEAN. Questi dati devono essere considerati alla luce della differenza di PIL tra USA e UE. Esploreremo le ragioni dietro il maggiore volume di export europeo in un futuro articolo. Per completare il quadro, occorre tenere a mente che il volume totale degli scambi tra ASEAN e Cina è di circa 298 miliardi di dollari.
Anche la cooperazione economica tra USA e ASEAN sembra condizionata dalla crescente influenza cinese. Washington non intende perdere terreno rispetto a Pechino nella corsa agli investimenti sulle infrastrutture nella regione e risponde alle sue mosse. Lo scorso giugno Biden e gli altri leader del G7 hanno lanciato il piano Build Back Better World (B3W) con l’obiettivo dichiarato di rivaleggiare la Belt and Road Initiative (BRI) cinese; inoltre, l’amministrazione USA finanzia molti progetti per sviluppare la connectivity nella regione, ad esempio con un partnership mirata per il bacino del Mekong (anche in questo caso, un’iniziativa arrivata qualche anno dopo l’omologa cinese). Guardando al grado di liberalizzazione dei flussi commerciali, la Cina continuerà a vedere crescere i propri scambi con ASEAN grazie all’accordo RCEP, mentre gli Stati Uniti possono contare su una rete di accordi commerciali limitata e un po’ datata (soprattutto l’Accordo di libero scambio USA-Singapore del 2003 e l’Accordo commerciale bilaterale USA-Vietnam del 2001). Eppure, propri tali accordi potrebbero permettere alle aziende americane di passare dalla porta sul retro e trarre dei benefici dalla RCEP, approfittando delle condizioni molto favorevoli allo stabilimento di proprie società controllate in certi Paesi della regione. In ogni caso, Washington deve rafforzare i suoi legami commerciali con i Paesi ASEAN, forse riconsiderando il suo ritiro dal progetto TPP o esplorando altre opzioni. In attesa di un progetto più ambizioso e comprensivo, c’è fermento tra i due lati del Pacifico per un possibile accordo sul commercio digitale. Dopo gli anni di politica commerciale muscolare alla Trump, tutti gli osservatori si aspettano un cambio di rotta di Biden, un approccio più cooperativo e coraggioso rispetto ai Paesi ASEAN, ma la nuova amministrazione deve ancora svelare appieno le sue carte e non si sbilancia. Anche nel commercio internazionale, America is back. Stiamo a vedere come.