L’anno che si apre può ulteriormente rafforzare il ruolo economico e diplomatico del blocco dei Paesi Sud-Est asiatico, che potrebbe anche accogliere un nuovo membro
Il 2022 è stato l’anno in cui l’ASEAN e il Sud-Est asiatico hanno dimostrato di essere una piattaforma, anzi “la” piattaforma per eccellenza, della ripartenza economica e diplomatica a livello globale. Non solo una maggiore resistenza alle spinte inflazionistiche, la regione ha fatto segnare ottimi numeri di ripresa economica nonostante tutte le difficoltà legate alla coda della pandemia di Covid-19 e alla guerra in Ucraina. Di più. Il successo dei vari summit multilaterali che si sono svolti nell’area, tra G20 in Indonesia e APEC in Bangkok, conferma la capacità dell’ASEAN di essere considerata un’interlocutrice diplomatica affidabile. Questo nonostante alcune zone d’ombra e problemi irrisolti, primo fra tutti la crisi in Myanmar sulla quale la presidenza di turno cambogiana, nonostante diversi tentativi, non è riuscita a compiere passi avanti significativi. Nel 2023 le sfide non mancheranno, ma la sensazione è che la presidenza indonesiana farà di tutto per cogliere le opportunità. Dopo aver ospitato il G20 a Bali, la principale economia del blocco si proietta con forza sul suo ruolo di leader regionale. Giacarta mirerà dunque alla creazione di una rete di cooperazione intraregionale che vada dal cambiamento climatico alla difesa informatica, passando per l’economia digitale e la sicurezza alimentare, quest’ultima posta tra le priorità del 2023. Possibile anche che arrivi un impulso decisivo all’ingresso di un undicesimo membro nell’Associazione: Timor Est. C’è chi avanza perplessità sulle diverse condizioni dell’economia di Dili con quella dei Paesi più avanzati del blocco, ma l’ASEAN non supererà mai del tutto la sua intrinseca diversità, che però si sta dimostrando in grado di sfruttare come punto di forza e di orgoglio. L’ASEAN è riuscita a prevenire l’emergere di conflitti tra grandi potenze e guerre regionali dalla fine della guerra fredda, quando le truppe vietnamite si ritirarono dalla Cambogia nel 1989, aprendo la strada agli accordi di pace di Parigi del 1991. Il blocco ha superato la crisi finanziaria asiatica espandendo il commercio intraregionale e promuovendo un regime di cambio comune. Più di recente, il Vertice dell’Asia orientale ha portato con successo al suo tavolo potenze esterne, tra cui Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone e Australia, rafforzando il potere diplomatico del blocco. La “third way” dell’ASEAN pare una via da percorrere in maniera sempre più decisa.