Il Sud-Est asiatico continua a dare segnali positivi sulle catene di approvvigionamento ma anche sulla solidità del suo mercato azionario
Editoriale a cura di Alessio Piazza
Avviso ai naviganti: le catene di approvvigionamento non sono ancora distrutte, quantomeno non in Asia e in particolare nel Sud-Est asiatico. In un mondo in cui le tensioni geopolitiche e militari si moltiplicano, gli scambi commerciali tra le principali nazioni asiatiche sono in piena espansione e le imprese continuano a perseguire crescita. Non è certo un caso che, mentre altrove spirano venti di protezionismo, i Paesi dell’ASEAN abbiano appena ratificato la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) e siano al centro di molteplici iniziative regionali. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel prossimo futuro i Paesi dell’ASEAN cresceranno più velocemente della Cina. Le classi medie di questi Paesi sono al centro di una fortissima crescita, il che li rende potenziali mercati, non solo centri di produzione. La popolazione della regione è superiore a quella degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, è più giovane e offre manodopera poco costosa, abbinando competenze in continua evoluzione. Lo dimostra lo spostamento di segmenti produttivi sempre più sofisticati come quello dell’Apple Watch. Il settore tecnologico è pronto a un vero e proprio boom. Recenti report individuano i comparti di elettronica, componentistica aerospaziale e semiconduttori come quelli potenzialmente più promettenti. Ma i Paesi ASEAN forniscono segnali di resilienza anche sul mercato azionario. Soprattutto grazie a un netto aumento dei consumi guidato dal turismo e dalle industrie connesse, i titoli del Sud-Est asiatico si stanno rivelando più solidi rispetto a quelli dell’Asia settentrionale. La regione, tuttavia, non è immune dalla pressione inflazionistica globale e dagli aggressivi rialzi dei tassi della Federal Reserve statunitense, che hanno provocato una fuga di capitali. Secondo gli analisti, però, la regione resisterà grazie agli ampi mercati interni e all’ulteriore diversificazione della catena di approvvigionamento dalla Cina. A fine settembre, l’indice MSCI ASEAN – un indicatore dei titoli azionari più seguiti della regione – era in crescita dell’1,4% rispetto al trimestre precedente in termini di valuta locale. La pressione inflazionistica nel Sud-Est asiatico è stata meno acuta rispetto a quella di tanti altri mercati. Ulteriore segnale di una regione destinata a rivestire un ruolo sempre più centrale dal punto di vista commerciale.