Diversificazione, integrazione regionale e piano di sviluppo resiliente. Ecco i tre strumenti coi quali il Sud-Est asiatico può rafforzare il suo ruolo
Editoriale a cura di Lorenzo Lamperti
Come sappiamo, l’ASEAN è da sempre un caposaldo di una “terza via” della diplomazia globale, basata su neutralità e pacifismo. In un contesto come quello attuale, tra guerra in Ucraina e turbolenze varie che raggiungono anche l’area dell’Asia-Pacifico, diventa ancora più urgente per il Sud-Est asiatico riuscire a rafforzare quella sua politica di “non allineamento”, o meglio di “non confronto”. Magari legando la propria visione con quella di chi ha le stesse esigenze, cioè quelle di evitare il decoupling o un ritorno di un mondo diviso in blocchi. In che modo i Paesi del gruppo ASEAN stanno provando a perseguire questo obiettivo? Il primo strumento, individuato da Xue Gong della Nanyang Technology University di Singapore, è quello della diversificazione. Nel settore della connettività regionale, ad esempio, il Sud-Est asiatico ha cercato più partner per contribuire a soddisfare il bisogno di infrastrutture regionali. Oltre alla Belt and Road cinese e alla Partnership for Quality Infrastructure giapponese, si stanno esplorando anche altre piattaforme per migliorare l’integrazione regionale, come l’agenda per la connettività ASEAN-Europa e il programma ARISE (Asean Regional Integration Support from the EU). Il secondo strumento è quello del rafforzamento dell’integrazione regionale. Mantenendo aperti i dialoghi regionali e facendo leva sul loro valore strategico per ottenere vantaggi economici, gli Stati membri dell’ASEAN sono stati in grado di collaborare con vari attori regionali per rafforzare l’integrazione economica. Un esempio importante è la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). L’ultimo strumento, secondo Xue Gong, è la definizione di un piano di sviluppo resiliente. Rispetto al periodo della Guerra Fredda, oggi i Paesi non allineati avrebbero accesso a maggiori risorse grazie all’interconnessione economica. Poiché hanno prosperato grazie all’integrazione regionale, le élite del Sud-Est asiatico comprendono meglio di chiunque altro l’importanza di un’economia regionale aperta che attragga investimenti privati e relazioni commerciali reciprocamente vantaggiose. Un mercato del Sud-Est asiatico forte, attraente e densamente collegato aumenta la partecipazione degli altri Paesi nella regione, compresa quella delle grandi potenze. E nel mondo più globalizzato del XXI secolo, l’ASEAN può davvero elevare il suo status non solo commerciale ma anche diplomatico favorendo l’interazione tra le potenze.