Articolo di Aishwarya Nautiyal
L’India importa buona parte dei semiconduttori dall’Asia sudorientale e la sua conoscenza del settore può essere preziosa per i produttori nel Sud-est asiatico, rendendo l’India più competitiva grazie a nuove cooperazioni
L’economia indiana ha quasi raggiunto i 5 bilioni di dollari, e il Paese adesso punta a diventare un centro nevralgico per la produzione di semiconduttori per rendersi autosufficiente. Il governo prevede una spesa di 10 miliardi di dollari per la produzione di semiconduttori nei prossimi cinque anni, dato che l’India è un Paese per lo più importatore e questi componenti hanno un’importanza fondamentale nel 21 secolo. Su proposta del Ministero dell’Elettronica e della Tecnologia dell’Informazione, i principali concorrenti Vedanta Foxconn JV, IGSS Ventures e ISMC hanno avviato dei progetti per la costruzione di impianti per produrre chip elettronici nell’ambito del Semicon India Program. Taiwan, in testa ai produttori, ha individuato delle opportunità con TSMC e UMC, che stanno costruendo impianti in India, attraverso una negoziazione bilaterale con un accordo di libero scambio.
Le crescenti pressioni della Cina nei confronti di Taiwan, che intende ampliare l’ottica della sua strategia, possono essere un’ulteriore opportunità per la produzione di semiconduttori nel Maharashtra e nel Gujarat. Una nota positiva viene dal governo: l’India dovrebbe diventare uno dei poli produttivi entro il 2025 e il valore del mercato aumenterebbe da 2 a 100 miliardi di dollari, compresa l’ecosistema produttivo degli schermi. Si stima che il gruppo TATA, ad esempio, gestisca l’assemblaggio delocalizzato di semiconduttori nel Telangana, nel Karnataka e nel Tamil Nadu per un totale di 300 milioni di dollari, e le sue forniture di chip semiconduttori e wafer di silicio provengono da TSMC & Fitch Solutions. Al contrario, aziende come l’americana Intel hanno espresso interesse nella realizzazione di nuovi impianti. Soffermandosi su quest’industria, si apre uno scenario che è cambiato dal 1987, quando l’India era a soli due anni dal diventare leader nella produzione dei chip, ad oggi, rimasto indietro di 12 anni a causa di carenza di infrastrutture, lungaggini burocratiche, un alto tasso di corruzione e scarsa lungimiranza. Tutto questo ha portato a una fortissima dipendenza nell’era delle nuove dinamiche delle infrastrutture nella robotica.
In seguito all’aumento della domanda nel mercato elettronico e a un’ulteriore diversificazione in quello delle tecnologie smart, la Cina, spinta anche da relazioni bilaterali altalenanti, ha modificato la sua strategia, spostando la produzione di tali componenti sul proprio territorio; ciò avrà un ruolo cruciale negli sviluppi futuri dell’economia moderna. Un altro aspetto importante nella fase produttiva è l’introduzione di politiche adeguate, coadiuvate da un ambiente competitivo a livello internazionale che garantisca il rispetto dei diritti umani. Durante la pandemia di Covid-19, ci sono state diverse interruzioni delle catene di approvvigionamento, e tale situazione è stata resa ancora più complessa dell’imprevedibilità. L’India dovrebbe stabilire un ICT layer, cosa che finora è stata trascurata. Dal 5G alla robotica alle nuove piattaforme di realtà virtuale, l’India è considerata un ottimo partner sostenibile grazie alla sua accessibilità e alle sue capacità per quanto riguarda le soluzioni tecnologiche. Saper affrontare le crisi di approvvigionamento è diventato un imperativo nel periodo post-pandemico.
Analizzando i dati odierni, possiamo osservare che Taiwan produce il 92% dei chip di dimensioni inferiori ai 10 nanometri (nm), mentre la Cina rappresenta il 54% del mercato globale dei semiconduttori e svolge un ruolo di primo piano nella fase di test dei circuiti integrati. Il potere economico della Cina, unito ai suoi prezzi competitivi che costituiscono un certo vantaggio nelle complesse relazioni commerciali tra USA e Cina, può lanciare una sfida ai policy maker indiani; l’India deve assolutamente potenziare la sua produzione interna, concentrandosi su design sviluppati autonomamente nell’ottica dell’autosufficienza, invece di immischiarsi troppo nelle questioni dei propri concorrenti, ossia USA e Cina. La rivoluzione dei semiconduttori sembra avvenire con il giusto tempismo per l’India, aumentando inoltre il numero di talenti a disposizione. Il vento del cambiamento ha fatto emergere Taiwan come leader della produzione, e lo stesso potrebbe avvenire per l’India, con la dovuta disponibilità di risorse e manodopera competitiva.
Superare gli ostacoli e creare nuove opportunità nell’economia ha aperto nuovi orizzonti per il settore privato, pronto a collaborare e ad “ammorbidire” le relazioni con i policy maker e i produttori internazionali. Si lavora dunque per costruire la fiducia, migliorando la cooperazione diplomatica e mirando ad un approccio più coordinato nel futuro. L’India importa buona parte dei semiconduttori dall’Asia sudorientale e la sua conoscenza del settore può essere preziosa per i produttori nel Sud-est asiatico, rendendo l’India più competitiva grazie a nuove cooperazioni. Grazie alla presenza, seppur piccola, di SCL a Mohali, GAETEC a Hyderabad e SITAR a Bengaluru, non è da escludere la possibilità che si sviluppi un mercato competitivo che punti seriamente ad attrarre nuovi talenti e investimenti internazionali. La prossima fase di trasformazione del mercato tecnologico e del capitale sarà un fattore chiave nel definire nuove relazioni bilaterali e multilaterali tra i produttori del Sud Est asiatico e dell’Occidente.
Rafforzare gli attuali legami commerciali e diversificare l’affidabilità dei singoli partner può offrire all’India una nuova serie di opportunità, in base alle capacità apprese nel periodo post-pandemico a causa delle interruzioni delle catene di approvvigionamento. Avere la forza di superare le nuove sfide che ci attendono può far scaturire opportunità inaspettate per le nazioni che riescono, sviluppando le proprie idee, ad affermarsi come leader internazionali nel settore tecnologico, migliorando l’impatto socio-economico attraverso la crescita sostenibile.