In data 26 marzo 2021, il Vicepresidente esecutivo dell’Associazione Italia-ASEAN, Ambasciatore Michelangelo Pipan ha svolto una conversazione con l’Ambasciatrice Christine Schraner Burgener, Inviata speciale delle Nazioni Unite in Myanmar, sugli sviluppi del recente colpo di Stato birmano. Durante la discussione, sono stati toccati diversi temi quali l’impatto del golpe sulla società civile, la reazione della comunità internazionale, l’impatto sulla popolazione di eventuali sanzioni e il futuro degli investimenti esteri nel Paese.
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Richiamando gli spiacevoli accadimenti del 2018 con il genocidio dei Rohingya, il Vicepresidente Pipan ha posto l’accento su come il recente colpo di Stato rappresenti il culmine di una situazione di instabilità politica, notevolmente alimentata nel corso degli anni. I recenti sviluppi in Myanmar, infatti, riportano dati allarmanti ed è stato chiesto all’Ambasciatrice Schraner Burgener, Inviata speciale delle Nazioni Unite in Myanmar, un parere sull’impatto che l’attuale situazione politica avrà sulla popolazione. In tal senso, l’Ambasciatrice ha sottolineato come l’avvento al governo delle forze armate, i Tatmadaw, abbia rallentato drasticamente il processo di democratizzazione nel Paese e nonostante essi abbiano previsto la realizzazione di una roadmap istituzionale prima di svolgere nuove elezioni, il percorso non sarà affatto semplice. Le forze armate intendono, in primo luogo, procedere all’identificazione e all’arresto dei soggetti legati al governo democraticamente eletto lo scorso novembre e, in secondo luogo, dimostrarne l’illegittimità. In questo contesto, la popolazione è impossibilitata a lavorare e la chiusura delle banche ostacola i cittadini nel poter gestire i propri risparmi, incentivando spostamenti e migrazioni e mettendo a rischio la delicata situazione sanitaria nella regione.
In riferimento a quanto detto, il Vicepresidente Pipan ha rivolto una domanda sulla reazione da parte della comunità internazionale, interrogandosi, inoltre, sulla possibilità di un eventuale rallentamento delle proteste da parte della società civile, come nel caso della Thailandia, che ha assistito a diverse manifestazioni durante lo scorso anno, rallentate poi verso la fine del 2020. Per quanto concerne il primo quesito, l’Amb. Schraner Burgener ha analizzato la reazione delle grandi super potenze, Stati Uniti e Cina, che hanno condannato i recenti sviluppi, invitando tramite dichiarazioni ufficiali a un ritorno allo status quo. In relazione al secondo punto, l’Ambasciatrice ha espresso ottimismo e fiducia sul futuro delle relazioni tra la popolazione locale e le minoranze etniche. In seguito all’esperienza dei Rohingya, infatti, la popolazione birmana ha mostrato maggiore vicinanza e comprensione nei confronti del variegato tessuto etnico del Paese, creando relazioni più solide con altri gruppi armati etnici. Il contesto attuale ha, quindi, promosso un dialogo più aperto sull’adozione di una strategia comune.
Un ulteriore punto di discussione è stato fornito ponendo l’accento sul ruolo assunto dall’ASEAN durante l’attuale emergenza in Myanmar. In tal senso, l’Amb. Schraner Burgerner ha confermato come l’Association stia reagendo in modo inedito rispetto agli schemi del passato, maggiormente improntati invece sul principio di non-interferenza. È stato, infatti, menzionato l’appello fatto dal Presidente indonesiano Joko Widodo a svolgere un vertice dedicato alla risoluzione della crisi in Myanmar e parallelamente sono stati elogiati lo spirito d’iniziativa da parte dei Ministri degli Affari Esteri di alcuni Paesi Membri, quali Indonesia e Singapore. Nonostante, infatti, alcuni Paesi ASEAN siano ancora restii alla possibilità di interferire direttamente a livello istituzionale, come nel caso del Laos e della Thailandia, c’è un forte interesse a mantenere la stabilità socioeconomica, nonché politica, della regione e ad interessarsi direttamente alla grave fase storica vissuta dal Myanmar.
L’ultima domanda del Vicepresidente Pipan, infine, ha evidenziato il ruolo delle sanzioni nella risoluzione delle crisi internazionali e come queste possano impattare l’afflusso di investimenti esteri nel Paese. In tal senso, l’Amb. Schraner Burgener ha osservato che il tipo di sanzioni da applicare dovranno essere mirate e volte ad intaccare i mezzi di sostentamento delle forze armate. La stessa popolazione locale, stando alle parole dell’Inviata speciale, fa appello alla comunità internazionale, richiedendo che i Tatmadaw vengano isolati e privati dei mezzi finanziari dei conglomerati dell’industria mineraria e del settore alberghiero (Myanma Economic Holdings Limited e Myanmar Economic Corporation). L’Amb. Schraner Burgener ha evidenziato, infatti, la necessità di imporre sanzioni che non abbiano ricadute gravi sulla società e che possano promuovere il ritorno in carica del precedente governo di Aung San Suu Kyi. Per quanto concerne, infine, il futuro del commercio, l’Inviata Speciale delle Nazioni Unite auspica un aumento degli investimenti nel Paese, soprattutto per progetti rivolti al potenziamento delle infrastrutture, che si pongano come obiettivo primario il netto miglioramento delle condizioni sociali dei cittadini birmani.