Nonostante il Covid-19, l’economia del Vietnam non arresta la sua corsa e registra la migliore crescita economica del 2020
Il Vietnam si conferma l’economia asiatica con le migliori prestazioni del 2020, nonché una delle poche ad aver risentito marginalmente della crisi economica che ha colpito tutto il mondo. Grazie all’efficace contrasto alla pandemia di Covid-19, il Paese asiatico è stato uno dei pochissimi Stati al mondo a non registrare alcuna contrazione nella crescita del PIL nell’anno appena passato, assicurandosi così, nel 2021, una posizione di vantaggio rispetto agli altri competitor regionali.
Se, infatti, l’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio le economie di gran parte del mondo, il Vietnam è riuscito a contenere con successo la diffusione dei contagi, vantando un totale di poco più di 1.800 casi e appena 35 decessi fino ad oggi. Cifre decisamente inferiori a quelle a cui siamo abituati, considerando soprattutto che il Vietnam ha una popolazione di quasi 98 milioni di persone. Basandosi anche sulle precedenti esperienze epidemiologiche, come la SARS del 2003, il governo vietnamita è stato capace di implementare rapidamente un minuzioso piano di emergenza, settimane prima che le altre nazioni prendessero in considerazione l’idea di correre ai ripari. Le frontiere con la Cina sono state rapidamente chiuse e, in aggiunta alle restrizioni sui transiti internazionali, il governo ha disposto uno stringente monitoraggio dei contagi, avviando una scrupolosa opera di tracciamento della diffusione del virus. Tutti sforzi ampiamente ripagati, che hanno consentito al Paese di registrare una crescita economica del +2,9% nel 2020, superiore persino al tasso di crescita cinese attestato attorno al +1,9%. La tempestiva risposta alla pandemia ha inoltre contribuito ad attirare una cospicua fetta di investimenti diretti esteri e ad aumentare l’import-export.
In quest’ultimo ambito, l’espansione dell’economia vietnamita è in gran parte trainata dai numerosi trattati commerciali conclusi nel 2020. Il primo è l’accordo di libero scambio siglato con l’Unione Europea, entrato in vigore nel giugno dell’anno scorso, a cui ha fatto seguito il Regional Comprehensive Economic Partnership, che ha dato vita al blocco commerciale più grande del mondo riunendo 15 economie asiatiche e oltre due miliardi di persone. In virtù della Brexit, inoltre, il Vietnam ha firmato un nuovo accordo di libero scambio con il Regno Unito, in sostituzione di quello sottoscritto con l’UE. Infine, il Paese ha siglato degli accordi bilaterali con il Giappone e la Corea del Sud e ha aderito insieme ad altre undici nazioni del Pacifico al Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership.
Anche il settore dei servizi, che ha risentito maggiormente della pandemia, è riuscito a riprendersi nell’ultimo trimestre del 2020 e, nonostante si preveda una naturale contrazione del turismo per il 2021, gli analisti hanno calcolato un calo del PIL solo dell’1,5% inferiore a quello potenziale se non si fosse verificata l’emergenza sanitaria.
Malgrado le circostanze sfavorevoli, dunque, per il Vietnam sembra profilarsi un futuro piuttosto roseo. La società di consulenza britannica Center for Economics and Business Research ha infatti stimato una crescita esponenziale per lo Stato asiatico, che porterebbe il Vietnam a diventare la 19esima economia mondiale entro il 2035. Con un aumento potenziale del Pil del 7,7% nei prossimi 10 anni e del 6,6% negli anni seguenti, il Vietnam dovrebbe riuscire a superare agilmente altre potenze regionali.
Gli obiettivi di crescita sono stati rimarcati durante il 13° Congresso del Partito Comunista, conclusosi domenica 31 gennaio con la rielezione per il terzo mandato consecutivo di Nguyen Phu Trong a Segretario Generale del Partito. Il Congresso ha definito la traiettoria economico-politica del Vietnam per i prossimi cinque anni, spingendo sulla riqualificazione del Paese in termini di sviluppo scientifico e tecnologico.
Comprensibilmente, la crescita economica andrà di pari passo con l’affermazione sulla scena internazionale. Anche in tale contesto per il Vietnam il 2020 è stato un anno fortunato; ha ottenuto maggiore visibilità sul piano delle relazioni estere ricoprendo la Presidenza dell’ASEAN ed è stato selezionato come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti per il biennio 2020-2021, svolgendo con successo le sue mansioni internazionali. In merito alla Presidenza, il Vietnam ha promosso la reattività del blocco, limitando i danni della pandemia e assicurando, allo stesso tempo, l’elaborazione dell’agenda prefissata per il 2020. Ma, tra i maggiori successi di cui Hanoi può fregiarsi, vi è senza dubbio la redazione di una risoluzione delle Nazioni Unite per l’istituzione della Giornata internazionale della preparazione alle epidemie, fissata per il 27 dicembre. In sintesi, tra vittorie diplomatiche e commerciali, il Vietnam chiude trionfalmente uno dei peggiori anni della storia.