Myanmar, l’apparente stabilità alla prova elettorale

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L’ombra del Covid-19 sulle elezioni politiche generali, tra diritti delle minoranze e conflitti in corso

L’8 novembre prossimo il Myanmar è chiamato alle urne per le elezioni parlamentari generali. Cinque anni fa, nel 2015, nel Paese si tennero le prime elezioni democratiche, dopo decenni di dittatura militare, che videro il trionfo del partito National League for Democracy (NLD) di Aung San Suu Kyi, premio Nobel e icona pro-democrazia. 

Nonostante la schiacciante vittoria del 2015, l’NLD non è stato in grado di apportare cambiamenti significativi al sistema politico birmano e non è riuscito nel suo intento di emendare la Costituzione. Per modificare la carta costituzionale serve infatti una maggioranza qualificata del 75% dei parlamentari, e considerando che al momento ai militari è garantito il 25% dei seggi e tre ministeri chiave (Esteri, Interni, Difesa), il governo di Suu Kyi non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi di riforma. 

Non solo, per negare a Suu Kyi la Presidenza, i militari hanno incluso una disposizione nella Costituzione secondo cui il Presidente non può avere un coniuge o figli in possesso di cittadinanza straniera. E, sfortunatamente, questo è proprio il caso della leader dell’NLD. In questi anni Suu Kyi ha parzialmente aggirato l’ostacolo creando il ruolo del Consigliere di Stato, che ha ricoperto finora, ma rimane esclusa per lei la possibilità di accedere alla Presidenza del Myanmar. 

Quasi certamente le prossime elezioni, che si svolgeranno nel contesto delle restrizioni imposte a causa del Covid-19, vedranno nuovamente la vittoria dell’NLD di Aung San Suu Kyi che, tuttavia, potrebbe perdere la maggioranza assoluta di cui dispone attualmente per governare da sola. Secondo i sondaggi pre-elettorali i partiti più piccoli, che rappresentano minoranze specifiche, dovrebbero ottenere molti più seggi e costringere l’NLD ad un governo di coalizione. Anche se Aung San Suu Kyi e il suo partito rimangono ancora molto popolari tra la maggioranza buddista Bamar, il gruppo etnico dominante, molti analisti concordano nel ritenere che il loro consenso si è ridotto tra i tanti e diversi gruppi etnici minori sparsi per il Paese e che costituiscono oltre il 40% della popolazione. È bene evidenziare infatti che Il Myanmar risente, forse più delle altre nazioni del Sud-Est asiatico, delle diverse convergenze geografiche e culturali che caratterizzano il tessuto sociale del Paese. Elementi questi che hanno condizionato la formazione dell’unità nazionale, particolarmente difficoltosa, sia sotto il profilo etnico che politico e sociale.

Sulle elezioni dell’8 novembre incombe inoltre lo spettro della crescente diffusione del nuovo coronavirus, che potrebbe avere effetti imprevedibili sui risultati. Secondo alcuni osservatori, le restrizioni ai raduni andranno probabilmente a vantaggio dei grandi partiti come l’NLD e il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP) sostenuto dai militari. Tuttavia, molto dipenderà da come il Myanmar gestirà la diffusione del virus nelle settimane a venire. Sicuramente però, il combinato di rigide disposizioni anti-Covid, conflitti etnici e scarso monitoraggio da parte degli osservatori internazionali fanno sorgere dubbi sulla regolarità del processo elettorale in Myanmar.

L’attuale opposizione e gli stessi militari chiedono addirittura il rinvio delle elezioni, ma Suu Kyi teme che accogliere tale richiesta verrebbe percepito come un segno di debolezza, un’evidenza della sconfitta nei confronti della pandemia. Inoltre, parte della popolazione non può accedere alle votazioni.  A soffrire di tale condizione sono in particolare i Rohingya, popolo musulmano che vive nel Nord del Paese, a cui si aggiungono migliaia di cittadini che risiedono in zone di conflitto, che difficilmente riusciranno a recarsi ai seggi elettorali. Una situazione complessa che presuppone comunque la vittoria dell’NDL, sia per la sua storia pregressa che per il ricorso privilegiato ai media nazionali.

Quali, dunque, le prospettive per il Myanmar all’indomani delle elezioni? Le ostilità tra gruppi etnici non sono affatto concluse e una possibile strada da percorrere per garantire maggiore stabilità al Paese potrebbe essere quella del decentramento amministrativo, in aggiunta ad un rafforzamento della tutela delle minoranze e delle specificità culturali dei popoli residenti nel territorio nazionale. Tra pandemia globale e tensioni interne non mancano le difficoltà, ma queste elezioni svolgeranno un ruolo cruciale nel determinare il prossimo futuro del Myanmar. 

Articolo a cura di Emilia Leban

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