di Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari Esteri
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sostanziale aumento dell’attenzione italiana verso l’ASEAN, nel quadro di un accresciuto interesse nei confronti di tutta la regione dell’Asia orientale.
Con una quota pari al 54% del PIL mondiale e al 44% degli scambi internazionali di merci, l’area Asia-Pacifico rappresenta un protagonista indiscusso dell’economia globale. I dati relativi alla sola regione dell’ASEAN sono altrettanto eloquenti: nel loro insieme, infatti, i 10 paesi che fanno parte di questa Associazione rappresentano in aggregato la settima economia su scala mondiale e il quarto esportatore globale; e ci sono molti buoni motivi per ritenere che possano divenire la quarta economia al mondo entro il 2050.
Benché si tratti di paesi con livelli di sviluppo molto diversi tra loro, tutti hanno abbracciato modelli economici particolarmente aperti ed orientati agli scambi, in grado di garantire tassi di crescita annui non inferiori al 5-6%. Grazie alle maggiori capacità produttive e di consumo acquisite, i Paesi ASEAN stanno sperimentando livelli superiori di benessere economico e sociale, come testimoniato dall’espansione delle classi medie, dai crescenti livelli di educazione ed occupazione e dal consolidamento delle istituzioni e strutture economiche.
Queste sono solo alcune delle ragioni per ritenere che i Paesi ASEAN possano costituire per il nostro paese partner naturali, in termini di incremento dell’interscambio, investimenti diretti esteri e occupazione. Sono molte le imprese italiane che hanno già dimostrato di voler cogliere le nuove opportunità offerte dalla regione. Per citare solo qualche esempio, la Piaggio rappresenta una vera e propria success-story in Vietnam; la Salini sta costruendo una importante diga e centrale idroelettrica in Malaysia; la Saipem ha in Indonesia il suo più grande investimento; Ducati, Italcementi e Danieli hanno investito in attività produttive in Tailandia; ENI è presente in tutti i principali paesi della regione. D’altra parte, anche le imprese dei Paesi dell’ASEAN si stanno affacciando sul mercato italiano. Basti pensare agli investimenti in Italia dei Fondi Sovrani di Singapore e Brunei, alla presenza tailandese nella grande distribuzione commerciale (Rinascente), a quella malese nel nostro management culturale (Teatro di Roma), e a quella indonesiana e thailandese nello sport (Inter FC e Milan AC).
Tuttavia, malgrado l’enorme potenziale di questi mercati, i Paesi ASEAN rappresentano, secondo gli ultimi dati del 2014, solo l’1,9% del nostro interscambio con il resto del mondo e l’1,6% del nostro export totale. Si tratta di un potenziale inespresso che si riflette anche nei nostri rapporti con altri partner asiatici, considerando che, nel complesso, l’Asia orientale rappresenta il 12% dei nostri scambi con l’estero e il 10% delle nostre esportazioni totali. Tali dati non devono però scoraggiare l’approfondimento dei nostri rapporti con l’area, al contrario, devono costituire uno stimolo per puntare ad ottenere di più in futuro. Fondamentale al riguardo è lo sviluppo di un’azione coordinata tra le varie componenti, politica, economica e imprenditoriale. I paesi asiatici, per via delle distanze e delle differenze culturali, richiedono, inoltre, un impegno visibile, mirato a consolidare i rapporti e a rafforzare la fiducia reciproca. Occorre pertanto che l’Italia si muova in modo da garantire una presenza più incisiva e costante.
In tale ottica, le recenti visite politiche nell’area testimoniano la crescente attenzione del nostro Governo per i Paesi ASEAN. Il Presidente del Consiglio Renzi ha scelto di effettuare proprio in Vietnam il suo primo viaggio in Asia e lo stesso Presidente della Repubblica si recherà in Vietnam e in Indonesia il prossimo novembre. La Farnesina ha certamente contribuito ad elevare il grado di questo generale interesse attraverso una serie di iniziative intese a diffondere una più puntuale conoscenza dell’area. Tra queste, il primo evento di ASEAN Awareness, promosso insieme a Confindustria e all’Università Tor Vergata di Roma nel 2012, ha rappresentato un vero e proprio apripista per altri eventi simili, organizzati successivamente nel resto d’Europa. A questa iniziativa si è poi aggiunto un secondo ASEAN Awareness
Forum, organizzato a Milano lo scorso settembre, dedicato a presentare alle imprese italiane una panoramica delle opportunità offerte dai paesi della regione nei settori più promettenti.
Sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, intratteniamo relazioni costruttive con tutti i paesi del sud-est asiatico, assicurando una cornice politica entro cui sviluppare le attività istituzionali a sostegno delle nostre imprese. La stessa apertura di un Consolato Generale a Ho Chi Minh City, in Vietnam, nel settembre 2014, testimonia l’attenzione per un’area ormai centrale per la diplomazia economica italiana. Come già sottolineato, è fondamentale assicurare un’azione coordinata tra le varie istituzioni. In tal senso, insieme al Ministero dello Sviluppo Economico e all’Agenzia ICE, la nostra rete è impegnata su un complesso di iniziative tese a favorire l’organizzazione di missioni politiche e imprenditoriali – come
le recenti Missioni di Sistema in Vietnam, Indonesia, Malaysia – a prestare sostegno alle imprese che partecipano a progetti o commesse nei Paesi ASEAN, a facilitare l’incontro fra soggetti privati e a rimuovere gli impedimenti alla cooperazione economica e commerciale. Costituiscono un esempio concreto di tale impegno, la firma di Accordi di Partenariato Strategico con il Vietnam e l’Indonesia, nonché la stipula di nuove intese sulla doppia imposizione fiscale con sei Paesi ASEAN (Vietnam, Singapore, Tailandia, Malaysia, Filippine, Indonesia), per stimolare gli investimenti ed alleviare il peso della burocrazia per le imprese. Con le Filippine, è stato invece concluso un nuovo accordo per la sicurezza sociale, che consentirà di ridurre gli oneri contributivi delle imprese che distaccano i propri lavoratori in questo paese.
Inoltre, vale la pena ricordare gli accordi nel campo della cooperazione culturale e scientifica, già conclusi con sei Paesi ASEAN (Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Tailandia, Vietnam) e in via di definizione con altri paesi, che mirano a promuovere lo scambio di ricercatori, studenti, personale qualificato e know-how. Indonesia e Vietnam sono anche due dei dieci paesi focus coinvolti dal Ministero degli Affari Esteri nel programma Invest Your Talent in Italy, che prevede la concessione di borse di studio a studenti universitari stranieri, associate a periodi di formazione presso le imprese italiane partner del progetto.
Per quanto riguarda la nostra cooperazione allo sviluppo, la maggioranza dei Paesi ASEAN è ormai a medio reddito, ma proseguono importanti iniziative in Myanmar, Vietnam e Filippine, che spaziano dai programmi di sviluppo rurale ai progetti nel settore dell’ambiente, a quelli volti ad accrescere la competitività delle Piccole e Medie Imprese. Molto importanti sono anche gli accordi per la conversione del debito in concrete attività di cooperazione allo sviluppo, tra cui quelli con l’ Indonesia e il Vietnam, dove è stata sperimentata con successo la formula dei centri tecnologici.
Infine, le missioni archeologiche, che contribuiscono alla preservazione del patrimonio culturale in cinque Paesi ASEAN (Vietnam, Myanmar, Tailandia, Laos e Cambogia), costituiscono un altro fiore all’occhiello della nostra proiezione in Asia.
In proposito, si è rivelata molto fruttuosa l’azione della nostra cooperazione culturale in Myanmar, con l’iscrizione del nuovo sito archeologico di Pyu nella lista del patrimonio mondiale UNESCO.
Accanto alla collaborazione sul fronte bilaterale, il dialogo multilaterale con i Paesi ASEAN assume altrettanta importanza strategica.
I Paesi dell’ASEAN, interessati in diversa misura da problemi legati alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza alimentare ed energetica, ai fenomeni migratori, alla sicurezza marittima e al terrorismo, possono contribuire al dibattito globale su tematiche cruciali per la sicurezza internazionale. Sul piano geopolitico, l’Associazione sta acquisendo una capacità di indirizzo sempre più incisiva nelle architetture regionali asiatiche e sta al contempo sviluppando forme di cooperazione con altre organizzazioni regionali, tra cui l’Unione Europea.
Con gli altri Stati membri dell’UE condividiamo un forte e comune interesse per lo sviluppo pacifico dei Paesi asiatici, a cui vogliamo contribuire attraverso il sostegno ai processi di democratizzazione in corso. In quest’ottica, il consolidamento di una ASEAN Community, entro la fine del 2015, che, similmente a quella che fu la Comunità Economica Europea, ha anche finalità fortemente politiche e sociali, rappresenta un tassello fondamentale per il mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità regionale. Con riferimento a progetti specifici, l’Unione Europea, che ha già concluso un accordo di libero scambio con Singapore e ne sta attualmente finalizzando un altro con il Vietnam, mira ora a rafforzare la UE-ASEAN Partnership, nel quadro di un suo maggiore engagement in Asia. Di fatto, l’UE già rappresenta 23sito archeologico di Pyu nella lista del patrimonio mondiale UNESCO. Accanto alla collaborazione sul fronte bilaterale, il dialogo multilaterale con i Paesi ASEAN assume altrettanta importanza strategica.
I Paesi dell’ASEAN, interessati in diversa misura da problemi legati alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza alimentare ed energetica, ai fenomeni migratori, alla sicurezza marittima e al terrorismo, possono contribuire al dibattito globale su tematiche cruciali per la sicurezza internazionale. Sul piano geopolitico,l’Associazione sta acquisendo una capacità di indirizzo sempre più incisiva nelle architetture regionali asiatiche e sta al contempo sviluppando forme di cooperazione con altre organizzazioni regionali, tra cui l’Unione Europea. Con gli altri Stati membri dell’UE condividiamo un forte e comune interesse per lo sviluppo pacifico dei Paesi asiatici, a cui vogliamo contribuire attraverso il sostegno ai processi di democratizzazione in corso. In quest’ottica, il consolidamento di una ASEAN Community, entro la fine del 2015, che, similmente a quella che fu la Comunità Economica Europea, ha anche finalità fortemente politiche e sociali, rappresenta un tassello fondamentale per il mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità regionale. Con riferimento a progetti specifici, l’Unione Europea, che ha già concluso un accordo di libero scambio con Singapore e ne sta attualmente finalizzando un altro con il Vietnam, mira ora a rafforzare la UE-ASEAN Partnership, nel quadro di un suo maggiore engagement in Asia. Di fatto, l’UE già rappresenta uno dei principali partner commerciali dell’ASEAN, nonché uno dei suoi principali investitori e sostenitori finanziari, ma ora punta ad essere riconosciuta maggiormente come un partner politico e strategico, con cui approfondire il dialogo su questioni di interesse globale più sensibili e complesse.
Tra le principali iniziative della Partnership EU-ASEAN, figura l’Asia-Europe Meeting (ASEM), un foro di dialogo informale che comprende diverse dimensioni, economica, politica e sociale, avviato proprio dai paesi già membri dell’ASEAN e dall’UE nel lontano 1996, e che oggi può contare sulla presenza di ben 53 membri asiatici ed europei. L’Italia, che sin dalla nascita di questo dialogo multilaterale si è sempre distinta tra i suoi principali sostenitori, nell’ottobre 2014, ha ospitato a Milano il 10° Vertice dell’ASEM.
Nel condividere questa impostazione di collaborazione, l’Italia sostiene l’ambizione dell’UE di far parte dell’East Asia Summit, un foro di dialogo strategico inizialmente nato tra 16 paesi dell’Asia orientale, al quale hanno più recentemente aderito anche gli Stati Uniti e la Russia. Da ultimo, in tale prospettiva, riteniamo importante valorizzare con i Paesi ASEAN la nostra adesione al progetto della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Certamente, la nuova banca servirà a finanziare anche dei progetti infrastrutturali nei Paesi ASEAN, favorendo una loro maggiore integrazione con i nostri mercati, ma il coinvolgimento italiano in questo progetto, al quale abbiamo aderito come membro fondatore insieme ad altri paesi europei, intende rappresentare anche un nuovo “dividendo politico” nei confronti dei nostri partner asiatici.
Per concludere, la nostra collaborazione con l’ASEAN e i suoi paesi membri si basa su legami di natura economica, politica e strategica. Siamo consapevoli che la regione non dispone solo di crescenti risorse economiche e finanziarie, ma sta acquisendo un ruolo geopolitico di primo piano sullo scacchiere internazionale. Per questa ragione, la nostra politica estera nell’area, nel ricomprendere tutte le diverse dimensioni del nostro rapporto con i Paesi dell’ASEAN, punta a valorizzare il contributo che possiamo fornire alla crescita e al mantenimento della stabilità e della sicurezza regionale.
Non vi è infatti crescita senza sicurezza, e non vi è sicurezza senza regole condivise, fondate su una convergenza politica e sociale. Lo stesso tema della connectivity, che sta molto a cuore
ai paesi asiatici e che è sempre più al centro del dialogo Asia-Europa, non riguarda solo l’integrazione economica, lo sviluppo delle infrastrutture e dei collegamenti commerciali, ma anche il rafforzamento dei nostri rapporti istituzionali, gli scambi “peopleto people” e i contatti tra le società civili.